Confessione: dove "inizia e finisce"
Parola e Fede Lazio Roma

Confessione: dove "inizia e finisce"

giovedì 24 luglio, 2014

Il tema della Confessione è sempre oggetto di molti spunti di riflessione. Oggi, grazie alla domanda di Angelo, don Francesco Brancaccio ci aiuterà a comprendere meglio questo sacramento.

D. È possibile avere delucidazioni sulla confessione? O meglio, dove inizia e dove finisce la confessione. Grazie, Angelo.

R. Come prima risposta, direi subito che la Confessione finisce esattamente lì dove inizia: nel cuore di Dio Padre! Inizia nel desiderio del Padre di riabbracciare suo figlio; si compie nel momento in cui il figlio torna alla misericordia del Padre.
Ma probabilmente, Angelo, tu intendi chiedere quali sono l’inizio e la fine della confessione dal punto di vista del “penitente”: da dove deve partire, cosa lo deve spingere, cosa deve esprimere nella confessione e cosa deve lasciare al di fuori, come deve completare e concludere l’atto di accogliere la grazia del Sacramento.
E allora cominciamo a considerare che tutta questa dinamica, che chiama in causa direttamente il penitente, non è un movimento che possa iniziare e completarsi interamente all’interno del suo cuore. Si tratta piuttosto di una grazia che può davvero avvolgere la coscienza e la vita di una persona solo perché proviene dal cuore di Dio Padre, ci raggiunge attraverso il dono di suo Figlio, ci coinvolge con la forza dello Spirito Santo, ci è accessibile attraverso la mediazione della Chiesa, ci conduce a recuperare forza, misericordia e comunione nei confronti di Dio e del prossimo. E ci riconsegna a noi stessi, rinnovati, vivi, capaci di amare.
Si considera spesso che la confessione inizia con l’esame di coscienza. Certo, l’esame di coscienza deve precedere e accompagnare il momento in cui si riceve il Sacramento. Però a sua volta l’esame di coscienza è reso possibile dall’incontro con la Parola di Dio. È la Parola che ti giunge attraverso la missione della Chiesa, soprattutto quando ti è portata viva ed efficace da chi la testimonia con verità e amore. In essa rispecchi te stesso e, con l’aiuto dello Spirito Santo, vedi qualcosa di te, di ciò che la contrasta, di ciò che non si addice all’amore del Signore, di ciò che ti manca. Non si è mai capaci di vedere tutto, ma la coscienza può formarsi, crescere, affinarsi… Vedi allora il tuo peccato, o vedi le tue debolezze, incostanze, affanni… con la grazia di Dio ne soffri, e con sincerità chiedi al Signore di darti la forza, di aiutarti ad amarlo di più, a non vacillare.[MORE]

E così l’esame di coscienza, con il dolore dei peccati, con il proposito di non commetterli più e di crescere nella carità, ti conduce dal ministro della Riconciliazione, dal sacerdote. Da dove iniziare nella confessione, fin dove arrivare?
«La confessione al sacerdote costituisce una parte essenziale del sacramento della Penitenza: « È necessario che i penitenti enumerino nella confessione tutti i peccati mortali, di cui hanno consapevolezza dopo un diligente esame di coscienza…» (Catechismo della Chiesa Cattolica, 1456). Per quanto riguarda le colpe “veniali”, la loro confessione, «sebbene non sia strettamente necessaria … è tuttavia vivamente raccomandata dalla Chiesa. In effetti, la confessione regolare dei peccati veniali ci aiuta a formare la nostra coscienza, a lottare contro le cattive inclinazioni, a lasciarci guarire da Cristo, a progredire nella vita dello Spirito. Ricevendo più frequentemente, attraverso questo sacramento, il dono della misericordia del Padre, siamo spinti ad essere misericordiosi come lui» (CCC 1458).
Ciò che non è necessario per confessare i peccati, non appartiene a questo sacramento. La confessione non può essere confusa con una terapia psicologica, un’affermazione delle proprie opere o idee, una mormorazione su persone o situazioni, e neanche con uno sfogo di emozioni, ricordi, dettagli, convinzioni che si portano dentro. Si manifestano i propri peccati, si lascia che il sacerdote possa dare una parola di luce secondo la propria responsabilità, ci si affida alla Grazia del Signore, il tutto in un contesto di preghiera.
Anche il sacerdote deve rispettare totalmente questo carattere sacro della confessione e della coscienza: deve aiutare il penitente a esprimersi con agio, ma non può investigare su ciò che eventualmente non dice; non può imporre la propria volontà, ma semplicemente farsi strumento della misericordia del Padre, come ministro di Cristo, con rispetto, saggezza, semplicità, fermezza, affabilità, pazienza.
Il Sacramento richiede poi la disponibilità alla “soddisfazione” e alla “penitenza”, a riparare cioè secondo il possibile le esigenze di giustizia che sono state infrante dal peccato e a camminare nella carità per l’espiazione delle proprie colpe e il ristabilimento della comunione con Dio e con il prossimo.
Ti ho dato solo alcuni spunti. Per una presentazione d’insieme del sacramento della Riconciliazione, ti rimando al Catechismo della Chiesa Cattolica, nn. 1422-1484 .
Un bel commento sui momenti della Riconciliazione, puoi trovarlo negli articoli di prima pagina di questi numeri del periodico Movimento Apostolico: anno 1999, nn. 5,6,8,9,10 .

Don Francesco Brancaccio
Docente di Teologia fondamentale presso l'Istituto Teologico di Cosenza 

 

(Fonte foto: www.cantualeantonianum.com)

Si ricorda che ognuno può porre i propri dubbi scrivendo al seguente indirizzo di posta elettronica [email protected] . Si cercherà di fornire a tutti una risposta.


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