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FIRENZE, 25 SETTEMBRE – La Guardia di Finanza del Capoluogo toscano ha eseguito oggi l’arresto di sette docenti universitari, accusati di reati corruttivi sulla base dei dati emersi nel corso dell’inchiesta “Chiamata alle armi”, relativa ad alcuni concorsi ministeriali che sarebbero stati truccati dai componenti delle commissioni. La misura cautelare, concernente custodia ai domiciliari, era stata disposta con ordinanza sollevata dal GIP Antonio Pezzuti su richiesta dei PM fiorentini Luca Turco e Paolo Barlucchi. Il GIP ha inoltre disposto una misura interdittiva dall’esercizio delle funzioni di professore universitario ed ogni altro incarico accademico per un periodo di 12 mesi, nei confronti di altre 22 persone coinvolte nell’inchiesta. [MORE]
Le indagini riguardano complessivamente 59 persone e sono distribuite su tutto il territorio nazionale; pare che il punto di partenza di esse sia stato un presunto tentativo, da parte di alcuni professori universitari, di indurre un ricercatore, candidato al concorso per l’abilitazione scientifica all’insegnamento nel settore del diritto tributario, a ritirare la propria domanda in modo da favorire un concorrente in possesso di un curriculum nettamente inferiore, promettendogli in cambio l’abilitazione nella tornata successiva. Le Fiamme Gialle sarebbero state in grado di ricostruire su questa base una rete di sistematici accordi corruttivi tra numerosi professori di diritto tributario (alcuni dei quali peraltro dotati della qualifica di pubblico ufficiale nell’esercizio delle proprie funzioni nell’ambito di commissioni nazionali nominate dal MIUR). Gli accordi in questione sarebbero stati finalizzati a rilasciare abilitazioni secondo logiche di spartizione territoriale, talvolta con reciproci scambi di favori per soddisfare interessi personali.
Alcuni degli elementi a disposizione degli inquirenti sarebbero stati raccolti dalla GDF mediante 150 perquisizioni domiciliari in uffici pubblici, abitazioni private e studi professionali. Sarebbero state effettuate anche intercettazioni telefoniche, da una delle quali risulterebbe appunto che i vincitori del concorso nazionale per l’abilitazione scientifica all’insegnamento nel settore del diritto tributario venissero scelti senza applicare i dovuti criteri di merito, quanto piuttosto tramite accordi personali fra i membri delle commissioni stesse. L’esito di tali accordi sarebbe inoltre dipeso anche dalle loro influenze reciproche e dalle cosiddette “chiamate alle armi”, parole dalle quali la stessa inchiesta avrebbe preso nome.
Tra i nomi dei docenti accusati spicca quello di Augusto Fantozzi, ex Ministro dei Governi Dini e Prodi I dal 1995 al 1998, nonché ex commissario straordinario di Alitalia dal 2008 al 2011. Sulla sua posizione il GIP si è riservato di decidere dopo un interrogatorio da disporre nei suoi riguardi, ma l’avvocato difensore dell’ex politico ed accademico viterbese, Antonio D’Avirro, ne ha già pubblicamente professato completa ed indubitabile estraneità ai fatti in contestazione, auspicandosi che il Professore possa fornire ai Magistrati tutti i chiarimenti del caso. Ai domiciliari sono comunque finiti anche altri importanti nomi del panorama accademico italiano, come Fabrizio Amatucci (docente alla Federico II di Napoli), Giuseppe Maria Cipolla (Università di Cassino), Adriano Di Pietro (Università di Bologna), Alessandro Giovannini (Università di Siena), Valerio Ficari (Università di Roma 2), Giuseppe Zizzo (Università Carlo Cattaneo), Guglielmo Fransoni (Università di Foggia).
Francesco Gagliardi
Fonte immagine: iltempo.it