Caso scontrini, la Procura di Roma impugna l'assoluzione di Ignazio Marino
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ROMA, 30 GENNAIO - La procura di Roma ha impugnato la sentenza di assoluzione per l'ex sindaco della Capitale, Ignazio Marino, dalle accuse di falso, peculato e truffa nell'ambito del processo sul caso scontrini (56 cene pagate con la carta di credito dell’amministrazione capitolina) e sulle consulenze della onlus Imagine. [MORE]
"L'organo dell'accusa ha fornito l'evidenza positiva del fatto" che Ignazio Marino ha "utilizzato la carta di credito per spese voluttuarie al solo fine di soddisfare bisogni personali", scrive la procura nell'atto di impugnazione della sentenza.
Nell'assolvere l’ex sindaco, il gup Pierluigi Balestrieri ha parlato di "errori ed imprecisioni" non penalmente rilevanti, ma figlie di "un sistema organizzativo improntato, soprattutto nella prima fase, a imprecisione e superficialità". Nel provvedimento di appello, firmato dai pm Felici e Polifemo, si rileva invece che "risulta illogico affermare che un evento apparentemente di rappresentanza possa essere considerato 'pubblico' sulla base di valutazioni soggettive e non verificabili rimesse all'arbitrio del pubblico ufficiale che la eroga”.
Inoltre, secondo i pm, per "26 volte sul totale delle 56 contestate, la cena si è svolta in una giornata festiva o prefestiva e tale circostanza induce a concludere che si trattasse di incontri svoltisi negli spazi di tempo lasciati liberi dagli impegni istituzionali". Nell'atto di impugnazione si sottolinea come la restituzione alle casse dell'amministrazione di oltre 19 mila euro da parte dell'ex sindaco dopo il clamore mediatico assunto dalla vicenda, possa essere ritenuta "compatibile con un uso non illecito della carta di credito".
Riguardo la Onlus "Imagine" creata nel 2005 con l'obiettivo di fornire aiuti sanitari in Sudamerica e Africa, Marino è stato coinvolto in relazione ad alcune certificazioni redatte, tra il 2012 ed il 2014, per compensi riferiti a prestazioni fornite da collaboratori fittizi, con presunta truffa ai danni dell'Inps di circa seimila euro, i pm sottolineano come "l'effettiva consapevolezza dell'imputato dell'artificiosità e falsità dell' operazione realizzata".
Giuseppe Sanzi
(fonte immagine infooggi.it)