Cardiologia: lo smog fa male al cuore, le statine fanno bene ai pensionati
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ROMA, 13 DICEMBRE 2013 - Si inaugura domani a Roma il tradizionale appuntamento annuale della Società Italiana di Cardiologia (SIC); previsti oltre 2300 partecipanti al 74° Congresso Nazionale SIC, dal 14 al 16 Dicembre 2013, che offrirà corsi di aggiornamento, simposi congiunti con altre Società scientifiche, anche internazionali, sessioni di “Highlights” e letture magistrali, con un occhio di riguardo verso i giovani cardiologi e ricercatori.
In una edizione così variegata, verranno affrontati temi estremamente attuali legati agli ultimi studi sulle malattie cardiovascolari. Fra questi, in particolare, emergono il tema dell’impatto ambientale sul rischio cardiovascolare e l’eco non ancora spenta delle recenti polemiche sull’impiego delle statine in prevenzione primaria, scaturite in occasione dell’ultima edizione del congresso dell’American Heart Association.
Un team di ricercatori dell’Università di Brescia, guidato dalla prof.ssa Savina Nodari, ha indagato il nesso tra inquinamento ambientale e morbilità-mortalità cardiovascolare. “Lo studio ha individuato una significativa associazione tra i livelli di Pm10 e i ricoveri per eventi cardiovascolari acuti come le sindromi coronariche, l'insufficienza cardiaca, il peggioramento dell'insufficienza cardiaca, la fibrillazione atriale parossistica e le aritmie ventricolari"- spiega la prof.ssa Nodari. “L'effetto è stato lineare, con un aumento del 3% dei ricoveri per ogni aumento di 10 microgrammi di Pm10. [MORE]
E’ stato messo in evidenza come questo inquinamento non solo causa mortalità o patologie a livello respiratorio e polmonare, ma anche a livello cardiaco e cardiovascolare”. Malgrado politiche sociali ed ambientali locali per l’incremento della qualità dell’aria, l’effetto negativo degli inquinanti aerei continua a rappresentare un importante problema di salute pubblica, e non solo in Italia.“L’Unione Europea ha stabilito una soglia di sicurezza per i valori di Pm10 di 50 microgrammi/metro cubo, ma il suo effetto negativo sul sistema cardiovascolare può richiedere livelli ancor più bassi per essere azzerato”,esorta la prof.ssa Nodari.
Statine sì, statine no: il “calculator-gate”, la polemica innescata dalla pubblicazione delle nuove linee guida dell'American Heart Association e dell'American College of Cardiology – del quale si è occupato persino il New York Times con un articolo di prima pagina - è di scena anche al Congresso SIC.
Il nuovo calcolatore del rischio cardio e cerebrovascolare basato sui livelli di colesterolo, che secondo alcune autorevoli voci rischierebbe di raccomandare la somministrazione preventiva delle statine anche a persone prive di reali fattori di rischio, è un tema di grande attualità. Spiega il prof. Pasquale Perrone Filardi, dell’Azienda Ospedaliera Universitaria Federico II di Napoli: “Le nuove linee guida puntano molto sulla prevenzione primaria. Il momento cruciale, e di forte dibattito, di queste linee guida è di avere allargato l’impiego delle statine anche in soggetti in prevenzione primaria con un rischio che fino ad oggi noi consideravamo relativamente basso, con il possibile rischio di un eccesso di prescrizione di farmaco”. A tal proposito, il prof. Perrone Filardi, presenterà i risultati del suo ultimo studio sugli effetti benefici delle statine per il trattamento del colesterolo cattivo (LDL) negli anziani.
La ricerca ha utilizzato il metodo della meta-analisi e ha raccolto i dati inclusi in tutti i grandi studi clinici sulle statine, per un totale di 25.000 pazienti. “Lo studio ha dimostrato, per la prima volta in modo inequivocabile, che ridurre il colesterolo cattivo con le statine, nei pazienti con più di 65 anni, che non hanno mai avuto una malattia cardiovascolare in precedenza, ma che, insieme all’età, sono portatori di almeno un altro fattore di rischio, come ipertensione, ipercolesterolemia, diabete, fumo, comporta una riduzione del 39% degli infarti cardiaci e del 24% circa dell’ictus cerebrale” -dice il prof. Perrone Filardi.
Si prevengono dunque, non solo la morte per cause cardiovascolari ischemiche , ma anche i rischi della disabilità e della non autosufficienza, con un notevole impatto sia sulla salute personale che sulla spesa sanitaria. “Questi risultati si collegano molto bene alle nuove linee guida americane”, conclude il prof. Perrone Filardi. Parrebbe un punto a favore delle nuove linee guida.
(Notizia segnalata da Diego Freri)