Caccia all'avorio, l'uomo prosegue verso la distruzione della natura
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AFRICA, 08 NOVEMBRE 2012 - Sembra essere intrisa nell’uomo quell’insana capacità di sfidare di continuo la natura nonostante ne esca sempre sconfitto. Una competizione che spinge sempre più l’essere umano, ammesso che così possa essere definito, a distruggere ciò che lo circonda in nome del Dio denaro.[MORE]
Il pianeta terra si trova a vivere, dopo l’estinzione dei dinosauri, una delle trasformazioni ambientali più significative della sua storia: fascia dell’ozono che sta per scomparire, foreste dimezzate, fauna ittica che ha perso il 25% del suo contenuto. L’ultimo disastro, ma solo in ordine di tempo, è il rischio di estinzione di elefanti e rinoceronti a causa della sfrenata richiesta delle loro zanne e dei loro corni.
Da un'inchiesta del New York Times è emerso come il mercato dell’avorio, illegale dal 1989, ruoti attorno a cifre esorbitanti: ha un valore di circa mille euro al chilogrammo e solo dalla Tanzania ogni anno ne partono quasi 14 tonnellate soprattutto verso paesi asiatici, Cina in particolare. Se poi a tutto ciò aggiungiamo che in media un elefante una volta ucciso ne garantisce 7 chilogrammi, viene fuori che sono circa 2000 i pachidermi massacrati a vantaggio di questo fiorente business, per un volume d’affari di 14 milioni di euro. In tutta l’Africa nel 1940 si contavano ben 5 milioni di esemplari, oggi non raggiungono nemmeno il mezzo milione.
Stessa sorte è toccata al rinoceronte, anch’esso munito di un avorio molto appetibile e ancor più pregiato di quello dell’elefante. Un corno di questo animale può valere 40.000 euro e le specie ancora in vita sono ormai agli sgoccioli: non sono più di ventimila quelli ancora viventi mentre si era ridotta quasi al lumicino l’esistenza del rinoceronte bianco: ora se ne contano circa 4000 in vita ma erano arrivati ad essere meno di 30 gli esemplari esistenti.
Facendo un confronto tra i canoni di vita delle popolazioni che circondano questi magnifici esseri viventi e il valore economico che essi possono produrre, ne viene fuori uno squilibro spropositato che fa capire come ogni persona del luogo sia tentata dall’intraprendere l’avventura del bracconaggio che, tra l’altro, porta alla morte di molti rangers che si occupano di preservare aree protette.
National Geographic ha fatto vedere come l’avorio ha avuto e continua ad avere grande uso nella fabbricazione di palle da biliardo, pettini, tasti di pianoforte, intarsi per mobili di lusso ma soprattutto in ambito religioso, in quanto resta un componente essenziale negli oggetti sacri oltre a possedere un enorme valore simbolico. Basti pensare che le vetrine del Vaticano sono piene di oggetti costruiti con il prezioso materiale mentre c’è anche una vasta galassia di riti e tradizioni sulle sue proprietà curative e magiche, in particolare nelle tribù africane.
L’uomo continua così a completare e perfezionare negli anni quel processo che lo sta portando a diventare il parassita più nocivo per l’ambiente, infatti, come un virus, trae vantaggio a spese dell’ospite creandogli un danno biologico e, cosa più grave, mentre un parassita può danneggiare un solo ospite, quest’ultimo può avere rapporti con più parassiti. Uno dei pionieri della rivoluzione scientifica, Francesco Bacone, era solito affermare che «la natura si può vincere solo ubbidendole».
Massimiliano Chiaravalloti