Entra nel nostro Canale Telegram!
Ricevi tutte le notizie in tempo reale direttamente sul tuo smartphone!
BRUXELLES, 15 DICEMBRE – "I leader UE hanno dato l'ok per passare alla seconda fase dei negoziati sulla Brexit. Congratulazioni al Premier Theresa May". Con questo tweet, il Presidente del Consiglio Europeo Donald Tusk ha sintetizzato il risultato del vertice di due giorni tenutosi a Bruxelles fra i rappresentanti dei ventisette Paesi membri. La decisione è giunta dopo che venerdì scorso i negoziatori di Londra e Bruxelles avevano trovato una pre-intesa di divorzio, che peraltro rischia di essere difficile da finalizzare per via di vari nodi ancora aperti, a partire dalla configurazione di un eventuale futuro partenariato su sicurezza e commerci con la Gran Bretagna. [MORE]
I Ventisette sono riusciti comunque a delineare un calendario di massima per i prossimi mesi. L’intenzione iniziale è quella di trovare, entro gennaio, un primo accordo interno in vista di un periodo di transizione di due anni. Nel corso di tale arco temporale, la Gran Bretagna dovrebbe continuare a rispettare l'intero “droit acquis communautaire”, l'insieme dei diritti, degli obblighi giuridici e degli obiettivi politici che accomunano e vincolano gli Stati membri dell'Unione e che devono essere accolti senza riserve, adattando e riformando i rispettivi ordinamenti nazionali. I rappresentanti britannici, tuttavia, non potranno avere poteri decisionali in seno alle istituzioni europee e dovranno inoltre adempiere ai pagamenti delle proprie quote nel bilancio unitario. Sulle singoli disposizioni sarà in realtà difficile trovare un’intesa con Londra, almeno in tempi brevi, tuttavia anche il Governo guidato da Theresa May è d’accordo nel prevedere un periodo più o meno duraturo di transizione.
Si tenterà poi di chiudere entro ottobre il negoziato e stilare un documento sulle condizioni del divorzio e del periodo di transizione, che possa essere a sua volta approvato in tempi brevi sia dal Parlamento britannico sia dal Consiglio UE. La data fissata dalla Gran Bretagna per lasciare formalmente l’Unione è però il 29 marzo 2019, per cui già nel mese di marzo sarà necessario individuare le linee-guida dell’eventuale partenariato da instaurare con Londra, puntando ad una partnership analoga magari a quella già in vigore con il Canada oppure al tipo di rapporto con Norvegia e Svizzera, Paesi che pur senza essere membri UE a pieno titolo hanno libero accesso ai mercati europei dietro pagamento di un contributo al bilancio dell’Unione.
Date le premesse, però, l’intesa sul partenariato si preannuncia ancora più complicata, considerando ad esempio che i portavoce del Premier May avrebbero contraddittoriamente espresso l’intenzione di uscire dal mercato unico (quindi senza versare contributi al bilancio europeo e senza rispettare le libertà di movimento), ma nel contempo di continuare a godere degli stessi privilegi degli altri membri. Il capo-negoziatore europeo Michel Barnier, tra l’altro, ha più volte lasciato intendere che gli stessi Ventisette faticano a trovare un accordo interno su tutti i temi rilevanti, al di fuori dell’intenzione comune di preservare la presenza britannica nel mercato unico dell’aviazione, che sembra essere al momento l’unico punto indiscutibile. Del resto, il Regno Unito partecipa con gli altri paesi dell'Unione a 752 intese internazionali, mentre con la sola Repubblica d’Irlanda dovranno essere risolti altri 142 accordi riguardanti l’Irlanda del Nord.
Francesco Gagliardi
Fonte immagine: euronews.com