Bossi vs Berlusconi: oggi vertice ad Arcore
Politica Lazio

Bossi vs Berlusconi: oggi vertice ad Arcore

lunedì 6 giugno, 2011

ROMA, 6 GIUGNO – Faccia a faccia tra il premier Berlusconi e il leader del Carroccio Bossi oggi ad Arcore.[MORE]


Un mezzogiorno di fuoco attende Villa San Martino, residenza del presidente del Consiglio, nella quale si riuniranno, oltre alla coppia (sulla strada di un probabile divorzio) Silvio-Umberto, anche Maroni e Calderoli per la Lega, Paolo Bonaiuti ed il neo segretario Angelino Alfano per il Pdl, oltre al ministro dell’economia Tremonti. Non mancherà all’appello il fedelissimo “Trota” Renzo, del quale ancora non si comprende il ruolo ed il titolo che possiede a parte il cognome.
 

“Funerale? No grazie ho troppi impegni”. Probabilmente non è della stessa opinione il caro amico (ex-amico?) Umberto, il quale pensa a salvare il suo partito dalle rovine di questa alleanza piuttosto che cercare di rimandare la data di questo “funerale politico”. Bossi non vede l’ora di sottrarsi dal declino che sta vedendo protagonista il Pdl, ma lo vuole fare con cautela e senza plateali dichiarazioni. Prima preferisce presentare il conto, alquanto salato, al povero Silvio, il quale stavolta non potrà fare a meno di pagare se vuole sopravvivere politicamente almeno negli ultimi mesi della legislatura. “O si cambia o sarà meglio andare al voto subito” ripete da tempo il Senatur.
L’obiettivo leghista è quindi un deciso restyling del governo. Ed anche il Cavaliere si dice preoccupato per lo stato della maggioranza e si rende conto (meglio tardi che mai) della necessità di un radicale stravolgimento, per quanto incompatibile con lo stato del bilancio pubblico. Che fare dunque? Le colpe di questo declino rimbalzano da una parte all’altra passando dalla rigidità finanziaria del Tesoro.
 

"Voglio vedere se con l'aiuto di Umberto, che come noi ha perso le elezioni per colpa del fisco e degli imprenditori delusi, riusciremo a convincere Giulio a cedere una volta per tutte" auspica il premier. Giulio Tremonti sotto i riflettori quindi. Il presidente del Consiglio vede la riforma fiscale come la assoluta priorità e sa di trovare il Senatur in pieno accordo. Lo stop alla politica di “aggressione fiscale” e di lotta all’evasione ha portato alla rivolta degli imprenditori di Treviso e alle conseguenti minacce di tali imprenditori di non votare più per il partito padano. Un altro biennio di rigore sui conti pubblici rischia davvero di fare perdere le prossime elezioni. L'obiettivo è quindi convincere Tremonti, a tutti i costi. Taglio delle tasse per imprenditori e maggiore buonismo per gli evasori fiscali? Queste le ricette tipicamente italiane per migliorare un paese, o probabilmente solo per cercare di aggrapparsi il più possibile alla poltrona del potere, almeno per un altro po’. Panem et circenses è d’altronde una storica ed appurata formula che il presidente del Consiglio ha sempre saputo sfruttare.
 

Si parlerà anche di rimpasto, della richiesta della Lega di avere altri posti nell’esecutivo e non è escluso che il ministero della Giustizia, rimasto vacante dopo la nomina di Alfano a segretario politico, venga affidato ad un leghista: il candidato sarebbe il già collaudato Roberto Castelli. Non solo. Dal vertice di oggi il ministro delle Riforme vuole incassare il via libera al trasferimento di almeno un ministero a Milano. Il suo, nella fattispecie, magari con il dicastero alla Semplificazione di Calderoli annesso. Anche se il premier proverà a cedere solo dipartimenti, come aveva già abbozzato, stavolta la Lega ha il coltello dalla parte del manico e non ha intenzione di cedere.
Tra gli altri argomenti, sempre proposti dal Carroccio, c’è anche la possibilità di un’apertura ai centristi anche se le trattative con l’Udc sembrano difficili.

E timidamente si pensa alle prossime elezioni che i leghisti immaginano con un candidato premier da scegliere in una rosa che comprenda anche Maroni, Tremonti e Formigoni. Intanto Fabrizio Cicchitto esclude che ci possano essere primarie nel Pdl. "Finché c'è Berlusconi - dice il presidente dei deputati del Pdl - non hanno senso".
 

Filomena Maria Fittipaldi


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