Bersani e Alfano: avversari sull'Election Day, ma entrambi chiudono l'esperienza Monti

giovedì 15 novembre, 2012

ROMA, 15 NOVEMBRE - Scontro per la data delle elezioni, ma uniti nel respingere un nuovo governo Monti. Questa è la strana situazione che vede coinvolti Pd e Pdl, ed i loro segretari Pierluigi Bersani e Angelino Alfano.[MORE]

Il segretario del Popolo della Libertà è rimasto irritato dalla decisione presa dal Viminale, che ha stabilito la data delle regionali nel Lazio, in Lombardia e in Molise, il 10 e 11 febbraio, anticipandole dunque di circa 50 giorni rispetto alle politiche. La controproposta di Alfano verte sullo spostamento delle regionali ad aprile oppure sull’anticipo delle politiche a febbraio.

Sul Correre della Sera, Alfano spiega che «non accorpando regionali e politiche, il governo si piega al calcolo cinico di Bersani e del Pd, costringendo l'Italia a cinque mesi estenuanti di campagna elettorale». Questa scelta avrebbe un costo oneroso per i contribuenti, ben 100 milioni di euro, una spesa che il segretario Pdl ha battezzato «tassa Bersani». Il leader Pd, dal canto suo, ribatte seccamente che «è necessario andare al voto nei tempi giusti per i motivi che conosciamo». Quanto alla “tassa”, Bersani invita Alfano «a fare i conti di quanto costa tenere le Regioni ferme».

Sebbene in disaccordo sulle elezioni, i due leader sono sicuri che non ci sarà un Monti-bis: «Non ci scommetteremmo neanche un centesimo» hanno dichiarato entrambi alla tavola rotonda della Cna.

A fare il terzo incomodo nella volontà rottamatrice di Alfano e Bersani è Pier Ferdinando Casini, le cui posizioni pro Monti sono note: «Mai dire mai. Io temo che se non si continua sulla strada di questo governo, e sento troppe aree politiche che la pensano in modo diametralmente opposto, si torna indietro e non si risolvono i problemi».

Foto: tusciamedia.com

Giovanni Gaeta

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