Aquino (Fr) e gli sterminatori di alberi
Cronaca Lazio

Aquino (Fr) e gli sterminatori di alberi

giovedì 26 febbraio, 2015

Riceviamo e pubblichiamo
AQUINO (FR), 26 FEBBRAIO 2015 -
Quante risate di scherno e di sberleffo si farebbe Giovenale nell’apprendere che l’amministrazione comunale che regge i destini dei suoi sfortunati concittadini ha solennemente deliberato di far tagliare la gola cioè di ammazzare quelle creature viventi chiamate ‘alberi’ che solenni e umili scandiscono e delimitano il percorso della Casilina, da sempre, anche in territorio di Aquino: una volta infatti era tutta una infinita sequenza di alberi frondosi che per secoli e secoli hanno indicato e marcato la corretta via al viaggiatore, da Roma a Capua, dagli inizi della storia! Cioè il comune ha richiesto agli enti responsabili (ASTRAL e PROVINCIA) in questi giorni il taglio dei ‘platani e ippocastani’ che si levano sulla ‘Casilina SS 6 in territorio di Aquino’ per ragioni di sicurezza degli automobilisti, cioè per solidarietà, per afflato lirico cioè per le stesse motivazioni che spingono certi comuni a installare gli autovelox, “per spirito umanitario”.  
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Notoria ipocrisia. Anziché pretendere e impegnarsi realmente per abbattere la velocità, per intervenire in maniera intelligente e cioè realizzare o far realizzare nel proprio tratto di competenza quei rimedi che obbligano forzatamente e veramente a moderare la velocità di certi automobilisti (il Codice della strada ne elenca e consiglia decine e decine), il Comune di Aquino, patria di Giovenale, sfortunato, e di San Tommaso, fortunato perché si è trasferito in altri lidi, si comporta come quella famosa moglie che tutta trepidante per la fedeltà e salute morale del marito, per non farlo cadere in tentazione e in peccato gli taglia il sesso o fa eliminare tutte le donne che lo seducono. Altresì la deliberazione del Comune di Aquino ricorda quella telefonata che un palazzinaro di Ponte Melfa in quel di Atina fece al più alto papavero della Provincia, suo amico e sodale, anche lui palazzinaro ma fallito, per chiedergli di mandare qualcuno ad ammazzare cioè a far tagliare i platani che avevano la sfortuna di levarsi da secoli davanti al palazzo appena costruito e da vendere sulla strada per Casalvieri.

Il papavero provinciale subito mandò -tanto paga pantalone!- una squadra di mezzi e di uomini che immediatamente abbatterono quattro platani e pronti a tagliarne altri cinque: per fortuna un cittadino si avvide del massacro e chiamò i carabinieri che immediatamente intervennero e bloccarono la carneficina: fortuna per i delinquenti che per questi fatti non si mettano in prigione, autori e i mandanti: infatti nessuna autorizzazione e nessun mandato avevano a disposizione per giustificare quanto avevano già fatto né tantomeno, in seguito, il Comune di Atina qualcosa intraprese contro tale ignobile e squalificante sopraffazione e distruzione di un bene pubblico né tanto meno sporse denuncia. Ancora: si vada nella vicina Cassino, dove anche qui si rinviene la conferma e l’approvazione della delibera aquinate cioè in quale considerazione, ancora oggi, vengono tenuti gli alberi: come si sa la guerra ha raso al suolo Cassino e il caso vuole che, pur se malconcia, una creatura si è salvata e cioè quel platano maestoso di almeno dieci metri di diametro -forse il maggiore in Italia- risalente addirittura alla metà del 1700 che si leva maestoso in Piazza Molise: in una società civile a quel superstite di siffatta immane distruzione avrebbero eretto non dico un monumento ma quantomeno ne avrebbero curato e assistito e facilitato la esistenza e reso fruibile a tutti: si vada invece a vedere: il comune ha autorizzato la costruzione di palazzoni orribili a ridosso, quasi a toccarlo coi balconi, cosicché ora al povero platano comincia a mancare l’aria e sta iniziando a deformarsi per seguire la luce e, in aggiunta, si comincia a sentire anche che il povero platano dà fastidio ai condomini!

E si mormora di volerlo abbattere o avvelenare! E’ dunque il platano che si leva in quel posto da quasi trecento anni che dà fastidio, in analogia ai platani che si levano sulla Casilina in Comune di Aquino: non solo debbono subire la violenza dell’automobilista ubriacone o maldestro che piomba loro addosso, quanto vengono anche accusati loro dell’incidente! Tali aberrazioni, quali la delibera del Comune di Aquino, la storia di Ponte Melfa e il platano di Cassino, si verificano così frequentemente e quasi naturalmente perché le associazioni sovente nulla vedono ma principalmente perché la Giustizia non funziona e, ancora più grave, i cittadini, chiamiamoli così, non vedono e non sentono.

Già sono una enormità imperdonabile le querce secolari, i pini e i lecci centenari, gli olmi che ancora si ha l’abbiezione di abbattere, e la Provincia, alla quale il Comune di Aquino si è rivolta, ha il merito di essere estremamente sensibile a tale argomento: ha tagliato e sta continuando a tagliare -si vada per la strada di Alatri-Fiuggi- antichissime e nobili querce lungo la Casilina, e non solo qui, negli anni trascorsi, senza ragione e motivo alcuno, se non labili e a mio avviso ipocrite motivazioni di preoccupazione e di solidarietà per gli automolilisti o altri: si è mai sentito parlare veramente di una pianta che ha ammazzato qualcuno? Parlano del pericolo che possono cadere: si è mai vista la Provincia sistematicamente e programmaticamente potare gli alberi lungo le strade o altroveo fare prevenzione intelligente? Mai! Si direbbe che l’interesse a distruggere sia superiore a quello a prevenire. I popoli civili piantano e curano gli alberi quale segno eterno di gratitudine e di rispetto per l’umanità, per il piacere che dà la loro visione e per il bene che arrecano alla salute, invece quelli incivili e barbari li abbattono…perché un pazzo sfrenato o un ubriacone o un imbecille, non rispettosi delle regole, ci vanno a sbattere contro, a danno del povero albero.

di FR è da sempre agli ultimi posti della civiltà e della cultura e del buon vivere nelle statistiche nazionali.

Notizia segnalata da: (Michele Santulli)

 


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