Amministrazione giudiziaria a società in appalti pubblici
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Amministrazione giudiziaria a società in appalti pubblici

lunedì 13 luglio, 2020

Amministrazione giudiziaria a società in appalti pubblici. Eseguita da Dia Reggio Calabria Ditta fa lavori edili e stradali

ROMA, 13 LUG - La DIA di Reggio Calabria, sotto il coordinamento della locale Procura della Repubblica, ha eseguito un decreto di applicazione dell'amministrazione giudiziaria emesso dal locale Tribunale - Sezione Misure di Prevenzione - ai sensi dell'art. 34 del Codice delle leggi antimafia e delle misure di prevenzione - nei confronti della società Scali Unipersonale Srl, con sede in Siderno (RC), operante nel settore delle costruzioni edili e stradali. L'amministratore unico della società, già destinataria di informazione interdittiva antimafia emessa dalla Prefettura di Reggio Calabria, dopo aver impugnato dinanzi al Tar Calabria il provvedimento prefettizio, aveva formulato richiesta volta all'applicazione della misura di prevenzione patrimoniale del controllo giudiziario. 

A sostegno di questa istanza, l'impresa aveva prodotto argomenti volti ad affermare la propria immunità dalla ipotizzata infiltrazione mafiosa, ponendo altresì l'accento sull'esigenza di salvaguardare i livelli occupazionali, in considerazione dell'assoluta rilevanza delle commesse pubbliche che rappresentano il 95% del volume d'affari complessivo della società. Nell'ambito del procedimento, la Procura della Repubblica - DDA di Reggio Calabria, diretta dal Procuratore Capo, Giovanni Bombardieri, ha invece richiesto la più incisiva misura dell'amministrazione giudiziaria, sulla base delle risultanze investigative acquisite nei procedimenti penali relativi alle operazioni Martingala, Mandamento Jonico e Confine, ritenute nell'insieme sintomatiche di uno "stabile inserimento in un sistema di gestione illecita degli appalti pubblici, nel quale l'impresa, subendo l'aggressione predatoria mafiosa, ma conseguendo - in cambio del suo restare sistematicamente succube - la possibilità di essere riconosciuta quale affidabile interlocutore economico dei sistemi criminali che governano quei mercati, è particolarmente attiva".

I due nuovi istituti dell'amministrazione giudiziaria e del controllo giudiziario, introdotti con le modifiche apportate al Codice Antimafia nel 2017, sono alternativi alla misura ablativa del sequestro finalizzato alla confisca, essendo ispirati dalla necessità di rimuovere situazioni di infiltrazione e di condizionamento da parte della criminalità organizzata dalle imprese, mediante l'adozione di strumenti di controllo diretti alla bonifica e successiva restituzione dell'azienda al proprio titolare. L'obiettivo è, in sintesi, quello di promuovere il recupero delle imprese che siano "direttamente o indirettamente sottoposte a condizioni di intimidazione o di assoggettamento rispetto ad una associazione di stampo mafiosa o possano comunque agevolarne l'attività, con sistematicità ovvero con occasionalità". 

A tal fine, il Tribunale ne affida la gestione o il controllo dell'attività ad amministratori appositamente nominati, esercitando in tal modo un potere di vigilanza volto ad assicurare la continuità imprenditoriale, rimuovendo le cause che hanno portato al condizionamento mafioso. Il tratto distintivo tra l'amministrazione giudiziaria ed il controllo giudiziario è da individuarsi nella circostanza secondo cui il controllo giudiziario deve trovare applicazione, in luogo dell'amministrazione giudiziaria, nei casi in cui l'agevolazione mafiosa abbia un carattere sporadico o occasionale. Quella in questione è una delle prime applicazioni nazionali, di un recente principio fissato dalle Sezioni Unite della Corte di Cassazione, in base al quale nel procedimento di ammissione al controllo giudiziario, finalizzato a stemperare gli effetti dell'interdittiva antimafia, il pubblico ministero può proporre una misura di prevenzione più pregnante di quella richiesta dall'istante (che può giungere sino al sequestro), a ragione del maggiore rapporto collusivo con soggetti dotati di pericolosità qualificata, emerso nel corso del procedimento. In conclusione, il Tribunale, nel caso specifico, ha rilevato chiaramente la permeabilità della società rispetto ad infiltrazioni della criminalità organizzata, nonché l'agevolazione stabile effettuata dalla società in favore di più soggetti legati alle locali cosche di 'ndrangheta interessate al controllo del settore dell'edilizia pubblica, attraverso una "obiettiva commistione di interessi" tra le attività delittuose dell'agevolato e le attività, ancorché esercitate con modalità lecite, dall'impresa agevolante.


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