Amianto nella Capitale. Oltre 1000 siti contaminati dal materiale-killer
Cronaca Lazio

Amianto nella Capitale. Oltre 1000 siti contaminati dal materiale-killer

giovedì 9 maggio, 2013

ROMA, 9 MAGGIO 2013 – Secondo uno studio pubblicato lo scorso anno dal Ministero della Salute, in Italia vi sono circa 34 mila siti che presentano potenziali contaminazioni da amianto. Dopo oltre vent'anni dall'approvazione della famosa legge 257, con la quale si è vietata qualsiasi attività legata alla produzione, alla commercializzazione o all'utilizzo di materiali contenenti amianto, non si sa ancora con certezza quante tonnellate di questo materiale killer siano ancora presenti sul territorio italiano.

I dati contenuti nel 15° Quaderno del Ministero parlano di almeno 32 milioni di tonnellate di cemento-amianto ancora da bonificare, presente sia sotto forma di materiali compatti contenenti tale sostanza, sia come amianto friabile all'interno di numerosi siti contaminati, pubblici e privati, industriali e non. Per quanto la cifra sia già di per sé allarmante, è bene sottolineare che si tratta di una stima, e che la quantità esatta è difficilmente calcolabile.

Basti considerare che dal dopoguerra al 1992 (anno di emanazione della legge 257) l'Italia è stato uno dei maggiori paesi produttori e utilizzatori di amianto, impiegando questo materiale nell'industria, nella cantieristica navale e in vari settori dell'edilizia pubblica e privata. Com'è noto, la pericolosità dell'amianto deriva principalmente dall'inalazione delle sue minuscole fibre contenute nelle polveri, causa primaria di patologie spesso mortali, tra le quali la più frequente è il mesotelioma della pleura. Patologie che spesso si manifestano a distanza di molti anni dal contatto con questo materiale, tanto che si è calcolato che, nonostante la sua messa al bando da oltre due decenni, il picco di mortalità per malattie asbesto-correlate si avrà tra il 2020 e il 2025. Una vera e propria “emergenza nazionale”, come la definisce l'ex ministro Renato Balduzzi nella prefazione al Quaderno del Ministero della Salute. Un'emergenza, però, la cui risoluzione sembra ancora molto lontana.[MORE]

A dimostrazione di quanto l'amianto sia ancora eccessivamente presente non solo nei siti industriali, ma anche all'interno delle città, un'inchiesta realizzata in questi giorni a Roma dall'agenzia AdnKronos ha documentato che nella Capitale tale materiale è presente non solo in capannoni o edifici industriali, ma anche in uffici, scuole e abitazioni private. Tra i vari siti contaminati anche lo storico edificio della Rai in Viale Mazzini, dove la bonifica è stata avviata ma non ancora completata, mentre nei suoi uffici continuano a lavorare oggi circa 1.400 persone.

Fino a qualche anno fa l'amianto era presente anche nello storico edificio dell'Imi all'Eur, diventato poi sede Sanpaolo, la cui bonifica, oggi completata, è stata avviata solo nel 2007, mentre per trent'anni i dipendenti hanno lavorato tra quelle mura inconsapevoli del fatto che l'edificio contenesse amianto. Una testimonianza rilasciata alle telecamere dell'AdnKronos da un'ex lavoratrice ammalatasi di asbestosi rivela come in quell'edificio «nessuno, tanto meno io, ha mai saputo che quello era un edificio in acciaio coibentato in amianto».

(L'inchiesta dell'AdnKronos)

In tutto il Lazio sono 1300 i siti con presenza di amianto, e più di mille di questi si trovano nel territorio della provincia di Roma. Secondo quanto dichiarato all'AdnKronos da Fulvio Cavariani, responsabile del centro regionale amianto del Lazio, sono le coperture in cemento-amianto a rappresentare la gran parte dei materiali ancora installati, circa il 90%. Secondo le stime effettuate lo scorso anno dal centro, in tutta la provincia di Roma nella peggiore delle ipotesi vi è «una presenza di materiali installati pari ad un milione di tonnellate», mentre la rimozione procede a rilento: «in media ne rimuoviamo 10 mila tonnellate l'anno», afferma Cavariani.

Procedendo di questo passo ci vorranno circa cent'anni per completare la bonifica. Un po' troppi per una “emergenza nazionale”. E a differenza di molte altre presunte emergenze, questa purtroppo lo è davvero.

Serena Casu
  


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