Agguato con l'acido, via al processo. E la bocconiana difende l'amante
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BOLOGNA, 10 GENNAIO 2015 - La bocconiana e il broker: detta così, sembra la pennellata che firma il ritratto della coppia rampante, quella che andava tanto di moda negli anni Ottanta, nella “Milano da bere”. Invece la bocconiana Martina Levato, 23 anni, e il broker immobiliare Alexander Boettcher, 30, si sono trasformati nel ritratto-tipo della coppia diabolica dopo l’aggressione a colpi di acido contro Pietro Barbini, 22 anni, “colpevole” di aver mandato un sms con gli auguri di Natale alla ragazza.
L’aggressione, avvenuta a Milano la sera del 28 dicembre, ha provocato alla giovane vittima profonde ustioni al viso, tanto che Barbini rischia di perdere la vista all’occhio destro e la funzionalità dell’olfatto. Quasi certamente, poi, porterà per sempre sul viso i segni di quella sera. E’ stata la Levato, rea confessa, a gettare l’acido muriatico contro Barbini, ex compagno di liceo con cui aveva avuto un accenno di storiella amorosa ai tempi della scuola. Mentre per la ragazza sono scattate le manette poche ore dopo il fatto, Boettcher è stato bloccato nell’immediato con in mano un martello. Per arrestarlo gli agenti hanno dovuto lottare. Nell’appartamento dove si incontrava in segreto con l’amante, sono state trovate varie bottiglie di acido, un bisturi e del cloroformio.[MORE]
Il processo è iniziato l’8 gennaio: un’udienza a porte chiuse durata giusto il tempo di trasformare l’imputazione da lesioni gravi a gravissime, aggravate dalla crudeltà, dalla premeditazione e dai motivi abietti e futili. Già, i motivi: secondo la ricostruzione degli investigatori, sembra proprio che Martina Levato abbia teso una trappola all’ex compagno di scuola inviandogli lei per prima gli sms con cui si lamentava del rapporto che aveva con Boettcher. “Lascialo”, gli aveva consigliato Barbini. Poi, dopo qualche altro messaggio, quegli auguri di Natale. Tanto è bastato per far scattare “la rivalsa”, è scritto negli atti del processo che riprenderà il 27 gennaio. La gelosia, sottolinea il pubblico ministero, non c’entra proprio niente.
Ma chi sono questi due, che adesso rischiano una condanna a 16 anni? Lei è una morettina con l’aria compunta persino nelle foto segnaletiche. Lui, biondo arruffato con la barba, posta sui social network le proprie foto a torso nudo, mostrando i tatuaggi sulle spalle a forma di ferita. Sono amanti clandestini: Boettcher è sposato da sette anni, la moglie non sa nulla e in più emerge che la Levato è incinta da poco più di un mese. Emerge anche che la ragazza, a maggio, aveva tentato di evirare un compagno di università.
E’ azzardato chiamarli coppia diabolica? Martina Levato ammette le sue colpe e si dice pentita, ma nonostante Boettcher sia stato bloccato col martello in mano dal padre della vittima e da un passante, lei lo scagiona con fermezza: “Ho fatto tutto da sola”. In aula si volta verso Alexander chiuso in un’altra gabbia e con le labbra fa volare un “ti amo”, lui risponde “mi manchi”. Gli psichiatri del carcere parlano di una personalità della ragazza “con tratti sia dipendenti, che passivo-aggressivi”.
Carlo Bui, poliziotto e criminologo, già consulente dell’Fbi, afferma che nelle coppie criminali il soggetto dominante è quasi sempre l’uomo. E’ lui il pianificatore, mentre la donna ricoprirebbe il ruolo passivo. La teoria sembra adattarsi al caso in questione ed è molto probabile che, se le condanne saranno due, risulterà pesante l’influenza delle perizie psichiatriche. Resta il fatto che, al di là dei pareri degli psichiatri, la relazione tra i due sembra resistere nonostante la forzata separazione.
Questo almeno finché la bocconiana continuerà a spada tratta a “proteggere” il suo broker. Perché, a proposito di coppie diaboliche, non si può - con le dovute differenze - non andare con il ricordo a Erika e Omar, che ancora minorenni uccisero la madre e il fratellino della ragazza. I due vengono sapientemente tratteggiati dal giornalista e scrittore Pierangelo Sapegno che usa per loro parole quasi poetiche: “Gli amanti diabolici, a volte, sono solo un delitto allo specchio, riflesso della nostra coscienza, dalla condanna a una morte, anche la loro. Nel primo giorno di libertà, Erika e Omar si accusano come odiosi nemici. Bonnie e Clyde morirono insieme. E’ che lo specchio a volte si rompe, a volte no”.
(Immagine da ilgiornale.it)
Paola Bergonzoni