Addio al greco Angelopoulos, Leone d'oro e Palma d'oro
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ATENE, 25 GENNAIO 2012 - Il cineasta greco Theodoros Angelopoulos, 75 anni, si è spento il 25 gennaio per un'emorragia cerebrale dopo essere stato investito da una moto ad Atene. Circostanza che addolora particolarmente è che il regista sia morto durante le riprese del film "L'altro mare", con protagonista Toni Servillo. Il produttore Amedeo Pagani ha spiegato che Angelopoulos gli sarebbe morto tra le braccia. Il film in lavorazione avrebbe affrontato il tema della crisi economica e sociale della Grecia di oggi.
Angelopoulos aveva esordito da critico cinematografico dopo aver frequentato i corsi di lettaratura francese, filmografia ed etnologia alla Sorbona a Parigi. In Grecia, a metà degli anni sessanta, lavorò per il quotidiani di sinistra "Demokratiki allaghi", poi chiuso dopo un colpo di stato militare, e fu co-fondare della rivista "Cinema moderno". Tra il '65 ed il '68 si votò alla regia, con il cortometraggio "La trasmissione" (1968), presentato al Thessaloniki Film Festival.
Il primo lungometraggio risale al 1970 e s'intitola "Ricostruzione di un delitto", apprezzato e premiato a livello internazionale. Con la trilogia sulla storia della grecia contemporanea dagli anni trenta agli anni settanta ("I giorni del '36", 1972; "La recita", 1975; "I cacciatori", 1977), Angelopoulos s'impone nuovamente all'attenzione mondiale, conseguendo diversi premi ma soprattutto calibrando i tratti caratteristici del proprio stile: dal piano sequenza insistito, all'uso dei tempi morti; dall'inquadratura fissa, allo spazio off.
Nel 1980, con “Alessandro il Grande” si aggiudica il Leone d’Oro alla Mostra del Cinema di Venezia, dove tornerà nel 1988 con “Paesaggio nella nebbia”, ottenendo il Leone d’argento (che va ad aggiungersi ad una miriade di altri premi: l'Interfilm Award Forum of New Cinema, il C.I.C.A.E., l'OCIC, il Pasinetti, il Premio degli Studenti dell'Università della Sapienza, il Sergio Trasatti).[MORE] Anche Cannes gli riserva soddisfazioni, con il premio per la miglior sceneggiatura per “Taxidi sta Kythira” (1984), dove si ricorda un intensissimo Marcello Mastroianni nei panni di un apicoltore in viaggio tra l’Epiro ed il Peloponneso.
Negli anni novanta dirige Harvey Keitel ne “Lo sguardo di Ulisse” (FIPRESCI, Nastro d'Argento Europeo e per il miglior regista straniero) sulla tragedia dei Balcani, in memoria di Gian Maria Volontè, morto ad inizio riprese. Fra le ultime fatiche rammentiamo la trasposizione del romanzo di Albert Camus “L'exil et le royaume” dal titolo “L'eternità e un giorno” (1998), che guadagna la Palma d'Oro ed il premio ecumenico della giuria; il documentario “A ciascuno il suo cinema”; la prima e la seconda parte di un’ulteriore, poetica trilogia sulla Grecia del Novecento (dall'emigrazione greca del 1917, alla Russia bolscevica, fino alla fine della Seconda Guerra Mondiale), che annovera “La sorgente del fiume” (2004, FIPRESCI) con Michael Yannots e “La polvere del tempo” (2008) con Michel Piccoli.
Se ne va, dunque, un regista intransigente nel suo lirismo, attento al proprio tempo ed al passato, di un’identità poetica convinta, che lo pone sui livelli di Ingmar Bergman, Michelangelo Antonioni e Federico Fellini.
Antonio Maiorino