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SANA’A, 24 AGOSTO - Centinaia di migliaia di persone hanno deciso di manifestare, nella piazza della capitale della Repubblica Unita dello Yemen, in occasione dell’anniversario della fondazione del partito “Congresso Generale del Popolo”, nonché partito di appartenenza dell’ex presidente Saleh.[MORE]
La manifestazione ha avuto luogo in un clima politico turbolento, caratterizzato dal dissenso dei miliziani sciiti houthi, gruppo armato creato in funzione anti-governativa, e Saleh, accusato di commenti che mostrano ostilità nei confronti degli insorti, e inoltre, sospettato che abbia posto in essere negoziazioni con la coalizione militare araba guidata dall'Arabia Saudita.
Lo Yemen occupa una posizione strategica controllando una parte dello stretto di Bab el Mandeb, che collega il Mar Rosso con il Golfo di Aden, luogo di passaggio delle petroliere, nonchè risulta essere terreno di scontro tra l’Iran e Arabia Saudita, ma è anche teatro di conflitti interni ed emergenza umanitaria. Il presidente Saleh, in carica dal maggio 1990 al febbraio 2012, ha deciso di porre fine al suo mandato, cedendo il potere al vice-presidente Hadi, deposto con un colpo di Stato il 22 gennaio 2015, ma attualmente riconosciuto come presidente dalla comunità internazionale. Per cercare di porre rimedio alle richieste della popolazione, etnicamente diverse, il governo ha presentato un piano per trasformare lo Yemen in una repubblica federale composta da sei regioni. La situazione è però precipita nel 2015 quando gli houthi, per reagire alla decisione del governo di tagliare i sussidi sul carburante con un conseguente aumento del prezzo della benzina, dell'energia elettrica e dei beni di prima necessità, hanno deciso di prendere il controllo di diverse zone della capitale, trasformando le proteste in guerriglia.
La guerra civile sembrava volgere al termine quando il presidente ed i rappresentati dei miliziani sciiti hanno posto la firma ad un accordo di pace che prevedeva il ritiro del gruppo armato dalla capitale. L'accordo agarantiva la formazione di un nuovo governo di unità nazionale, di cui avrebbero fatto parte alcuni membri houthi e del movimento secessionista Hiraak al-Janoubi. Gli equilibri precari sono stati turbati dal primo attacco dello Stato Islamico in Yemen: due kamikaze hanno colpito una moschea a Sana'a, un atto in cui hanno perso la vita 137 persone.
Gli houthi hanno deciso di avanzare nel sud dello Stato ma una coalizione degli Stati del Golfo guidata dall'Arabia Saudita ha posto in essere numerosi raid per bloccare l'avanzata dei ribelli. L'emittente televisiva locale Al Maseera, controllata dagli Houthi, ha divulgato la notizia che, ieri, un bombardamento della coalizione araba a guida saudita, ha avuto luogo nei pressi della capitale ed ha provocato decine di morti tra ribelli sciiti Houthi e civili.
Intanto, Amnesty International, da tempo ha dichiarato che i raid colpiscono in modo indiscriminato la popolazione e secondo i dati delle Nazioni sono circa 6mila le vittime dei bombardamenti dal marzo del 2015 ad oggi. Le condizioni di vita sono durissime poiché scarseggia sia l’acqua corrente che elettricità, non è facile reperire cibo ed il prezzo della farina è quadruplicato. Migliaia di persone hanno perso la vita a causa delle epidemie di colera, con 530mila casi sospetti e 2mila vittime accertate.
Immagine da: alaraby.co.uk
Caterina Apicella