Wanda Ferro: "Puntiamo sulla piccola pesca, serve un piano finanziario per risolvere le criticità"
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REGGIO CALABRIA, 20 NOVEMBRE 2014 - “La Regione Calabria deve puntare sulla definizione di un progetto specifico per la piccola pesca artigianale con il presupposto che non impatti sui sistemi complessivi di pesca e non impoverisca le risorse mettendo a repentaglio la biodiversità e la sostenibilità dei sistemi stessi. Tale progetto deve passare attraverso un confronto serrato e deciso a livello di cabina di regia ministeriale affinché venga definito un piano finanziario specifico nell’ambito della programmazione FEAMP, che metta al centro la risoluzione delle criticità che vivono i nostri pescatori”. E’ quanto ha affermato Wanda Ferro, candidata del centrodestra alla Presidenza della Regione Calabria, nel corso di una manifestazione elettorale tenuta nei giorni scorsi a Reggio Calabria.
[MORE]“La flotta calabrese – prosegue Wanda Ferro - è attualmente costituita da 866 imbarcazioni ed è composta per il 75% del totale da piccola pesca costiera o pesca artigianale. Si tratta di una marineria leggera costituita per lo più da imbarcazioni con una potenza installata estremamente contenuta che ha già subito una profonda riduzione soprattutto nel segmento della pesca a strascico più impattante, a vantaggio delle attività più selettive quali la pesca con attrezzi fissi (tramagli e reti da imbrocco) e con il piccolo palangaro artigianale. Quella calabrese, quindi, ripartita abbastanza omogeneamente su tutto il territorio con delle concentrazioni nei porti ionici di Corigliano e Crotone e in quelli tirrenici di Reggio Calabria e Vibo Valentia, registra un numero di imbarcati di due addetti in media, spesso appartenenti allo stesso nucleo familiare. Queste caratteristiche strutturali fanno della nostra flotta una marineria che risulta in linea con le più recenti indicazioni comunitarie nazionali per una pesca non impattante sull’ambiente e quindi può e deve pretendere di non essere trattata alla stregua delle altre marinerie d’Italia”.
“Il nostro progetto - continua Wanda Ferro - si sviluppa su diverse linee di intervento, tra le quali il rafforzamento della piccola portualità peschereccia. La piccola pesca costiera, che si sviluppa disperdendosi lungo gli oltre 800 km che compongono la costa calabrese, rende estremamente precaria lo svolgimento dell’attività. È necessario un idoneo sviluppo della portualità peschereccia che tenga conto delle condizioni di sicurezza e di benessere dei pescatori. Un rafforzamento che dovrà realizzarsi attraverso la creazione di aree attrezzate nei porti, corredate di deposito attrezzi, mense, servizi igienici e con l’incremento dei servizi a terra legati allo sbarco che consentano la lavorazione del pescato in condizioni di igiene e sicurezza alimentare.
Saranno necessari anche interventi volti al rinnovo della flotta: Le imbarcazioni che costituiscono la marineria calabrese, in particolare la piccola pesca artigianale, registrano un’età media di 28 anni. Questo le rende ormai vetuste e bisognevoli di intervento. Occorre pertanto prevedere una specifica linea di finanziamento per favorire sia l’ammodernamento dei pescherecci, con l’adozione di misure specificatamente orientate per la sicurezza in mare, che la sostituzione dei motori (senza incremento di potenza per come prescritto dalle norme comunitarie) con apparati moderni ed efficienti anche dal punto di vista dei rendimenti e quindi in termini di ottimizzazione dei consumi. Sulle piccole imbarcazioni è presente, il più delle volte, un solo imbarcato. Questo determina l’aumento di situazioni di rischio oggettivo delle attività. Dovranno essere, pertanto, rafforzati gli incentivi per garantire la sicurezza della “vita in mare” mediante, per esempio, lo sviluppo di sistemi di abbigliamento personale e di salvataggio certificati, oltre che lo sviluppo di sistemi di localizzazione rapida con l’introduzione di nuove tecnologie informatiche e di miglioramento della comunicazione con i mezzi di soccorso. Per quanto riguarda la vendita dei prodotti, dovranno essere limitati i divieti per la commercializzazione diretta che dovrà invece essere incrementata garantendo, da un lato, una maggiore redditività per i pescatori, dall’altro, condizioni di vendita trasparente, fiscalmente tracciata e rispondente ai criteri di qualità e sicurezza alimentare.
Anche in questo campo, mutuando l’esempio di alcune marinerie del nord d’Europa, si deve puntare all’introduzione di nuove tecnologie, quali la vendita del prodotto on line. Si pensi che in Germania e in Olanda si stanno diffondendo addirittura applicazioni su smartphone che consentono al pescatore di segnalare direttamente ai possibili acquirenti a terra, il prodotto pescato e l’ora di rientro in porto del peschereccio. Inoltre, sarà importante garantire un supporto economico ai pescatori per interventi di riqualificazione ambientale. I nostri fondali e i nostri litorali registrano frequenti situazioni di degrado.
Dovranno essere pertanto integrati i fondi specifici per interventi ambientali volti alla rimozione e il successivo invio controllato in discarica di attrezzi di pesca dispersi, di detriti e in generale di materiali inquinanti. Questi interventi potranno essere svolti direttamente dai pescatori della piccola pesca, in accordo con la Regione e i Comuni costieri, in considerazione della loro conoscenza profonda sia delle specifiche tematiche ambientali che dello stato dei luoghi. Dobbiamo inoltre avere la consapevolezza che la piccola pesca, per il fascino che esercita e per le tradizioni che ingloba, rappresenta uno straordinario veicolo di promozione del territorio da un punto di vista anche culturale e sociale. Occorre puntare sul rafforzamento di queste realtà non solo da un punto di vista economico, ma anche come attrattore turistico-culturale dei nostri territori costieri”.
(Fonte: Antonio Capria)