Volkswagen, perquisizioni Gdf a Verona. Indagati nel management
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VERONA, 15 OTTOBRE 2015 - La Guardia di Finanza sta effettuando delle perquisizioni nella sede italiana della Volkswagen a Verona e nella sede della Lamborghini, che fa parte del gruppo della casa automobilistica tedesca a Bologna. Il reato ipotizzato dalla Procura di Verona è quello di frode in commercio: gli inquirenti vogliono verificare in particolare se i vertici italiani della casa automobilistica fossero a conoscenza o meno della manipolazione delle emissioni diesel.
Ci sono anche il presidente del Cda della Volkswagen Italia Luca De Meo e l'amministratore delegato e direttore generale Massimo Nordio tra gli indagati dell'inchiesta della Procura di Verona che ha portato questa mattina la Guardia di Finanza ad eseguire una serie di perquisizioni nella sede italiana della casa tedesca. [MORE]
Appena ieri l'amministratore delegato di Volkswagen Italia Massimo Nordio era stato ascoltato in commissione Industria al Senato e aveva assicurato l'impegno del gruppo automobilistico nel Paese, citando una lettera inviata dal presidente di Audi Rupert Stadler a Matteo Renzi e ai ministri Pier Carlo Padoan e Federica Guidi: “Non c'è nessun ripensamento riguardo agli investimenti in Italia anche in riferimento al taglio di 1 miliardo di euro l'anno di investimenti annunciato dal gruppo di Wolfsburg”, aveva confermato il manager. Nordio aveva poi fatto un punto sulla situazione in Italia e annunciato che saranno “sospesi” dalla rete di vendita solo “1.300 veicoli in via precauzionale fino a che non verrà fatta chiarezza”, mentre i veicoli in “circolano sono circa 640.000”, spiegando che Volkswagen sta lavorando "ad una soluzione tecnica per la sostituzione di hardware all'interno del motore" per le auto di cilindrata 1,6 e 1,8 della classe di motori EA 189.
Esulta il Codacons: "E' stata accolta in pieno la nostra istanza. Solo pochi giorni fa avevamo chiesto di disporre perquisizioni a tappeto nelle sedi italiane di Volkswagen e presso le abitazioni private di dipendenti e manager, allo scopo di acquisire documentazione circa lo scandalo delle emissioni falsificate, al pari di quanto disposto dalla magistratura tedesca. La nostra ipotesi - spiega l'associazione - era proprio quella di una possibile frode in commercio a danno dei consumatori, per la quale ci siamo rivolti alla magistratura e all'Antitrust. Se dalle indagini della Procura di Verona dovessero emergere illeciti, si rafforzerebbe ancor di più la class action avviata dal Codacons dinanzi al Tribunale di Venezia, che al momento registra la pre-adesione di oltre 12.000 automobilisti", annuncia il presidente Carlo Rienzi.
Intanto oggi la Kba, cioè Motorizzazione tedesca, ha ordinato il richiamo di 2,4 milioni di auto Volkswagen per lo scandalo delle false emissioni. "Stiamo ordinando il recall" fa sapere un portavoce. Secondo il giornale Bild, la Kba ha respinto la proposta di Volkswagen secondo cui i proprietari delle auto interessate avrebbero dovuto decidere volontariamente di ricorrere alle riparazioni necessarie.
Oltreoceano, la Commissione federale americana per il commercio si è aggiunta alle agenzie che indagano sullo scandalo Volkswagen. "Confermo,che la commissione si sta coordinando con gli altri organismi", ha riferito un portavoce in una mail all'agenzia France Presse. La commissione, che si unisce così agli sforzi investigativi sui software truccati per ingannare sulle emissioni, ha nel proprio mandato il monitoraggio della pubblicità ingannevole. L'azienda tedesca spacciava le proprie auto come tra le meno inquinanti sul mercato.