Viaggio nell'Eternit. La spirale del silenzio e della morte in Italia/2
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MILANO, 21 Febbraio 2012 - (prosegue da prima parte) Perché tutto questo silenzio, perché questa non curanza nei confronti della salute di tanti lavoratori? Com’è possibile che, nonostante la pericolosità, la lavorazione sia durata così tanto?
La risposta è tanto banale quanto brutale, incivile e immorale: i soldi. Come sempre il dio denaro viene messo davanti a tutto, con multinazionale che badano solo al proprio profitto senza preoccuparsi di dipendenti che INCONSAPEVOLMENTE rischiavano la propria vita e che a distanza di decenni si sono ritrovati con malattie incurabili.[MORE]
L’esposizione all’amianto, infatti, in ogni momento e in ogni occasione può provocare tumori, in particolare nella zona toracica e respiratoria. Dal momento dell’esposizione, però, possono passare addirittura 20-30 prima che si manifestino i primi sintomi! Il decorso è invece molto veloce: massimo due anni. A dimostrazione di questo basta osservare i dati dei pazienti che si presentano nei reparti oncologici: se negli anni ottanta erano “solo” una decina all’anno, negli ultimi anni sono almeno moltiplicati di ben cinque volte!
La Eternit era a conoscenza dei danni causati dal composto e sapeva della relazione tra esposizione a fibre d’amianto e insorgenza delle patologie respiratorie (nota in Italia fin dal 1962). L’azienda lavora sotto traccia, nascondendo e combattendo la verità, iniziando a fornire una controinformazione a livello sistematico, riuscendo a placare temporaneamente i primi dubbi dei cittadini.
E qui sorge spontanea un’altra domanda? Se lo Stato sapeva perché non è intervenuto prontamente, diramando una legge in materia già negli anni ’60? La risposta a questa domanda non la si avrà mai, i responsabili statali e i politici dell’epoca cercheranno sempre di sviare al quesito. Possiamo solo fare delle congetture che portano alla combutta tra Stato e multinazionale, a delle infiltrazioni malavitose, ma su questo è bene rimanere molti cauti. La giusta indignazione da parte delle vittime e delle loro famiglie e la protesta civile si fanno sentire di più di tanti clamori.
La Eternit non si ferma e continua a produrre morte fino al 1986, quando solo un fallimento societario riconosciuto dal Tribunale di Genova ne determina la chiusura.
A questo punto arriva una svolta fondamentale sia per Casale Monferrato che per tutta Italia.
L’appuntamento è con la terza parte della nostra inchiesta.
Stefano Villa
(foto da http://www.mdr-srl.it/img/eternit.jpg)