Vendetta o Perdono? Dominio terreno o spirituale?
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Nella sua durezza l’antica legge del taglione, “Occhio per occhio e dente per dente”, indica una via di saggezza e di alta sapienza, perché limita il corso alla vendetta imposta dalla legge precedente voluta da Lamec ( Figlio di Metusael della discendenza di Caino ). In essa si indicava in settantasette il numero delle vendette con le quali rispondere ad una offesa. [MORE]
L’arrivo del Messia sovverte ogni cosa e il vendicarsi per settantasette volte si trasforma in un perdono da rinnovare fino a settanta volte sette. Alla vendetta illimitata subentra il perdono per sempre. Una rivoluzione che trasforma lo stile di vita dell’umanità e apre a prospettive di benessere eccezionali, a cui l’uomo ancora non è purtroppo compiutamente approdato. Per un vero cristiano non ci sono offese grandi o piccole.
C’è l’altro che va redento. Chi crede deve fare solo la sua parte. Deve indicare una strada. Quella che è nella Parola. Chi compie l’offesa sceglierà di capire se un atto di perdono sia da leggere come una resa o come un gesto di fratellanza. Qualunque sia la sua scelta chi perdona non perde mai. Pagherà invece per se stesso e per chi gli sta accanto chi pensa di essere più forte, considerando il perdono come una chiara ammissione di colpa o una mancanza di forte personalità. Diretta e senza scorciatoie la riflessione a proposito di Mons. Di Bruno: “Il cristiano anche per chi gli toglie la vita deve innalzare gli occhi verso il Padre suo e chiedere perdono. Non vi sono colpe che il cristiano non debba perdonare. Qualsiasi insulto, oltraggio, disprezzo, mancanza si commetta contro di lui, tutto sempre dovrà essere condonato, perdonato, rimesso”.
La strada da fare è ancora molto lunga, perché nella vita di ogni giorno succede spesso il contrario. Ci irrigidiamo dinnanzi a qualsiasi ostilità, figuriamoci dinnanzi ad un torto subito. Perdoniamo sempre a parole, ma siamo pronti a rispondere, anche con acredine, a qualsiasi questione nata contro di noi. Gesù non abolisce solo la vendetta, ma anche il diritto alle proprie cose e alla propria vita. Un indirizzo chiaro ma difficile da elaborare, specie in una società dove l’esistenza si basa soprattutto sul possesso terreno di ogni cosa avuta o conquistata. Un dominio di certo legittimo, ma fuori ragione se porta l’uomo a dipendere morbosamente da tutto ciò che sia in suo possesso. Dire che con il battesimo si muore per nascere in Cristo, non significa altro che liberarsi da ogni cosa.
A nessuno comunque è chiesto di disfarsi dalle proprie sostanze per salvarsi. Non è automatico! Essere ricchi o a avere una buona posizione sociale non è di sicuro un peccato, ma è elemento di detrimento per la propria vita se vive solo in ragione di essi. La redenzione non avviene per censo, ma per il modo corretto con cui si gestiscono i propri spazi, tempi e averi. Non è facile arrivare a questa “conduzione” personale, ma abbiamo il dovere di farlo se si vuole essere nel mondo senza subirlo. Ancora Mons. Di Bruno: “È chiaro che nessuno potrà vivere così se non cresce potentemente nello Spirito del Signore in sapienza, fortezza, conoscenza, pietà, timore del Signore, consiglio, intelletto. Urge una perfetta vita spirituale per giungere ad un tale governo di se stessi”. L’augurio è che in noi tutti possano prevalere il perdono e il dominio spirituale!
Egidio Chiarella
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