Una mozione in Consiglio Regionale sulla incostituzionalità della Riforma Renzi
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16 AGOSTO 2015 - I docenti calabresi ribadiscono il loro dissenso alla riforma della scuola depositando, proprio il giorno di ferragosto, una mozione in Consiglio Regionale perché sia adita la Corte Costituzionale contro la Riforma della Scuola del Governo Renzi. [MORE]
Poco tempo fa, i docenti calabresi avevano chiesto un appuntamento al Governatore della Regione Calabria per esaminare insieme la riforma, ma finora non è pervenuta loro alcuna risposta.
La mozione è rivolta non solo al Presidente della Giunta Regionale Mario Oliverio ma anche al Presidente del Consiglio Regionale, Nicola Irto, allo scopo di sollevare la questione di legittimità costituzionale, ex art.127 comma secondo della Costituzione davanti alla Corte Costituzionale, contro la Legge 107/2015, pubblicata in Gazzetta Ufficiale il 13 luglio. Già in altre regioni d’Italia docenti e movimenti politici hanno avviato la discussione su tali procedimenti di ricorso di modo che anche in Calabria urge in tempi brevi un dialogo fra istituzioni e parti sociali. A tal fine una delegazione di promotori dell'iniziativa intende prendere parte alla seduta del Consiglio Regionale del 31 agosto per sostenere la mozione e vigilare sull'operato dell'organo collegiale. «I promotori della mozione, Comitato per la scuola della Repubblica - Catanzaro e provincia, gli “Insegnanti Calabresi”, il Movimento Docenti Autoconvocati di Cosenza, i Comitati docenti di Vibo, Crotone, Reggio Calabria, sollecitano con urgenza l’inserimento della mozione all'ordine del giorno della seduta del 31 agosto poiché il 13 settembre 2015 scadranno i termini per la proposizione del ricorso della Regione Calabria» spiega la referente degli insegnanti di Lamezia Daniela Costabile.
«Questa Riforma della scuola - continua - lede le competenze regionali ed è un oltraggio alla Costituzione, di cui tradisce numerosi principi. In particolare vengono violati gli articoli 3 e 33 della Costituzione laddove non viene garantito il diritto allo studio e la libertà di insegnamento nel momento in cui tale diritto dipenderà dalle disponibilità economiche degli enti locali, sui quali graverà parte della gestione delle attività scolastiche, e dagli orientamenti dei dirigenti scolastici, che proprio in virtù dei “super poteri” di cui saranno investiti, potrebbero anche essere portati a scavalcare i ruoli e le competenze delle stesse amministrazioni regionali».
La riforma avrebbe inoltre risvolti rilevanti sul piano sociale ed economico della regione, per il fatto che l’esodo di massa, al quale sono di fatto stati costretti i precari con il ricatto dell’immissione in ruolo, causerà notevoli disagi alle famiglie, specie ove vi siano casi di disabilità non più tutelati dalla 104, e una notevole perdita di gettito fiscale e contributivo poiché lede le competenze regionali in materia di «coordinamento della finanza pubblica e del sistema tributario; valorizzazione dei beni culturali e ambientali e promozione e organizzazione di attività culturali, di cui all'art. 117 della Costituzione.
Lina Latelli Nucifero