Un patto socio-spirituale per una visione divina dell’amore!
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La legge dell’uomo in diverse occasioni è limitata, frutto di esigenze immediate o di battaglie ideologiche che nel tempo scadono inesorabilmente. Poche volte essa è frutto di una visione ampia e super parte, in grado di superare i confini dell’occorrenza momentanea sociale. Qualcuno mi potrebbe citare la qualità della nostra costituzione sulla quale, concordo, esiste una proiezione valoriale indiscutibile. Un lancio giuridico-culturale che alza il livello della politica e rende protagonisti indiscussi gli uomini che l’hanno materialmente pensata e scritta. In essa si materializza un incrocio sapiente tra laicità sana e principi non negoziabili di ispirazione cattolica che assieme hanno compiuto il “miracolo” che conosciamo.
Chiarito necessariamente il punto la stessa politica denuncia, senza arrossire, la presenza di centinaia e centinaia di norme che a volte si sovrappongono o si annullano le une con le altre, tanto da richiedere una semplificazione e un riordino accurati che però tardano ad arrivare. Le leggi degli uomini alla fine, anche se nel loro complesso costituzionali, nel tempo spesso dimostrano le crepe naturali dell’improvvisazione, del carattere politico-dottrinale, della logica del momento, dei naturali confini che ha l’uomo specie quando parte solo da sé stesso. Dinnanzi a questa realtà quotidiana spunta la difficoltà collettiva ad amare il prossimo che nell’odierna società prende forma tra i mille disagi popolari. Malesseri sociali che è giusto far venire fuori, mettendo magari il dito nella piaga di turno, svelando così la realtà di tante persone ferite ad oltranza nella loro dignità.
L’essenziale è per un qualunque credente dare risposte evangeliche che non debbano mai finire nella illegalità, rischiando “di perdere la verità del soprannaturale perché di riflesso svincolati dalla Parola e quindi disinteressati a Cristo Gesù”. Un gesto contro le leggi vigenti, anche se desse risposte immediate a chi ne abbia bisogno, è comunque non giustificato dal punto di vista evangelico. “È infatti dovere evangelico rispettare sempre le autorità costituite” con le quali invece è proficuo mediare e collaborare all’inverosimile, pur di trovare una soluzione di giustizia generale. Il cristiano non può e non deve rischiare, per il suo bene e quello collettivo, di tendere a forme di umanesimo non evangelico o non corrispondenti in tutto alla verità sulla quale è fondata la sua fede, dove il Figlio dell’uomo non sia al centro della comunità.
Un discepolo di Cristo, anche se dei nostri tempi, “è chiamato ad una visione divina dell’amore”. Così cambia tutto e di riflesso diventa cosa comune pensare che la legge del Signore, scolpita sulle tavole di pietra, come scrive il teologo, “sia il fondamento sul quale si edifica tutto l’edificio del vero amore”. Prosegue il religioso: “Mai potrà esistere vero amore per colui che si pone fuori di queste due tavole della salvezza. I Dieci Comandamenti sono la Legge dell’amore al negativo, del non fare. Ad essa il Signore aggiunge l’altra Legge, quella del fare, alla quale va data purissima obbedienza come alla prima. La perfezione di questa Legge del fare è racchiusa nei due Comandamenti della carità: Amerai il Signore tuo Dio con tutto il cuore, con tutta l’anima e con tutte le forze. Amerai il prossimo tuo come te stesso”.
Il “non fare”, anche oggi nella vita e negli impegni privati e collettivi degli uomini, va sempre incastonato nell’azione del “fare” perché il suo risultato sia di costruzione e di equilibrio e di armonia universale. Per non fare lontano dalla verità, devi fare “nella visione divina dell’amore”. Gli atti del non uccidere, non rubare, non dire falsa testimonianza, ecc., hanno un valore compiuto e universale se coniugati nella propria vita con la forza di amare realmente il proprio Signore e il prossimo senza alcuna riserva. Uno stile di vita aperto a questa dimensione del tutto umana, anche se intimamente legato alla fede in Dio, cambia la vita di ogni giorno; apre ad una visione esistenziale non particolare e permette all’uomo di contaminare nel bene le cose terrene, con il profumo inestinguibile del servizio verso l’altro.
Un vero rigeneratore sociale, spirituale e politico che nella Chiesa, malgrado gli errori umani che a volte l’attraversano, trova la sua ragione di esistere per poi proiettarsi nel mondo, partendo dalle comunità più vicine. Chiude infatti il teologo: “L’amore inizia ponendosi oggi a servizio della salvezza dell’altro. Se un discepolo non è vera salvezza per l’altro discepolo, mai potrà essere salvezza per il mondo. È questa la triste tentazione che oggi sta consumando mente e cuore del cristiano. Tutti stanno pensando che si debba amare fuori della Chiesa, mentre è in essa che l’amore va vissuto. Poi anche fuori”. È tempo oggi di un patto socio-spirituale per una visione divina dell’amore. La cosa interessa veramente tutti, nessuno escluso.
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