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ROMA, 26 GENNAIO 2016 – I ventotto Paesi dell’Unione Europea, riuniti ad Amsterdam nel vertice dei ministri dell’interno, sono giunti a quella che sembrava essere l’ipotesi più scontata e temuta: ovvero la sospensione, fino a due anni, degli accordi di Shengen (l’accordo sulla libera circolazione delle persone). Ieri infatti, alla Commissione Ue è stato formalizzato l’invito, previsto per casi eccezionali, al ripristino delle frontiere per la durata consentita in queste circostanze, due anni appunto. Una sorta di manovra che, a quanto sembra, serve a «salvare Shengen».
I fatti e le decisioni di Amsterdam, in ogni caso, avvengono proprio in un periodo in cui risulta una crescita imponente della mobilitazione dei profughi. Secondo i dati, nelle prime settimane del 2016, e nonostante il freddo caratterizzante questo periodo, circa 35mila migranti si sono resi protagonisti della traversata in mare dalla Turchia alla Grecia.
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Accuse infine sono state rivolte a quest’ultima, rea, secondo il ministro dell’interno tedesco Thomas de Maiziere, di non esercitare adeguati controlli di identificazione dei migranti al loro arrivo. Da sottolineare il ruolo importante giocato dalla Germania, decisa, come era prevedibile, a salvaguardare l’accordo con la Turchia (che riceve circa tre miliardi di euro dall’Ue per gestire i “flussi migratori”), per non dare l’impressione di far retromarcia dopo la linea di accoglienza promossa qualche mese fa e che ha fatto il giro del mondo.
(FOTO: ilfattoquotidiano.it)
Alessio Crapanzano