UE bacchetta l'Italia sull'Ilva: si ipotizza l'aiuto di Stato
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TARANTO, 07 NOVEMBRE 2014 - L'Unione Europea chiede spiegazioni all'Italia e al commissario straordinario Gnudi in merito al piano ambientale che, di fatto, avrebbe favorito l'azienda italiana del siderurgico rispetto ad altre realtà dello stesso settore presenti in Europa. L'Italia dovrà dimostrare che le misure non siano state fatte esclusivamente per salvare l'Ilva, ma per dare davvero una risposta ai propri cittadini.
L'UE, attraverso l'apposita commissione, ha mandato una lettera sulla scrivania di Renzi lo scorso 20 Ottobre: l'Europa si chiede quale fosse la situazione dell'Ilva prima dell'intervento di Stato, se la programmazione non violasse in qualche modo le normative nazionali ed europee e se il prestito-ponte del Governo (acccanto ai decreti) non siano da ipotizzare come aiuti di Stato, per i quali la stessa Europa prevede sanzioni contro i Paesi membri, in modo da stimolare la libera concorrenza tra gli Stati aderenti.[MORE]
Il dubbio europeo è scattato quando i PM milanesi hanno indagato i Riva per frode fiscale, congelando i loro conti. Tramite la legge, si istituì con quel denaro il fondo per iniziare i lavori all'Ilva. Oltre a questa manovra, l'Europa vorrebbe vederci chiaro sulle credenziali che l'Ilva avrebbe dato per "meritarsi" il prestito-ponte da parte dello Stato.
Infine, per Bruxelles, dovrebbe essere l'Ilva a pagare per l'inquinamento ambientale, non lo Stato, con i 119 milioni di Euro che sarebbero stati dati per le bonifiche. Ora, il commissario Gnudi si è recato proprio alla commissione, per rispondere a tutti questi interrogativi sulla vicenda Ilva ed evitare che l'Italia si ritrovi costretta a pagare ulteriori sanzioni.
(Foto yeslife.it)
Annarita Faggioni