UDC Catanzaro: Rivalutazione delle indennità negli emotrasfusi
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Catanzaro 1 ottobre 2012 - La trasmissione di malattie come l’epatite B, C e l’HIV attraverso il sangue, è una delle modalità di contagio maggiormente frequenti e più dirette. Il rischio di entrare in contatto con sangue infetto risulta particolarmente elevato quando vengono eseguite alcune pratiche mediche.
È quanto avviene ad esempio nei contesti ospedalieri, per malati con gravi difetti nella coagulazione come l’emofilia o affetti da anemie congenite come la talassemia, che devono sottoporsi a cure a base di emoderivati, o persone con tumori che interessano il sangue, e che hanno bisogno di continue trasfusioni. Non risultano però immuni gli operatori sanitari, che possono essere esposti al contagio proprio per l’opera assistenziale di prima linea, che prestano a diretto contatto con i pazienti. La legge 210 del 1992 ha riconosciuto il diritto ad ottenere un indennizzo a tutti coloro che hanno subito un danno permanente a causa di vaccinazioni, trasfusioni, somministrazione di emoderivati sia periodiche che occasionali, o infezioni contratte durante il lavoro come operatori sanitari.
Possono fare domanda per tale indennizzo, anche il coniuge o convivente contagiato dal partner, il figlio contagiato dalla mamma durante la gestazione e gli eredi, nel caso in cui la persona danneggiata abbia nel frattempo perso la vita. Inoltre così come ribadito dalla Corte costituzionale, a questi pazienti spetta una rivalutazione dell’indennizzo da aggiornare periodicamente in rapporto al tasso d’inflazione. Tuttavia bisogna registrare che proprio sul punto della rivalutazione dei ratei sugli indennizzi, tra le regioni italiane che risultano inadempienti c’è proprio la Calabria, così come già evidenziato dall’On. Gianluca Gallo, vice-capogruppo dell’UDC al Consiglio regionale. [MORE]
Oltre il danno la beffa quindi, per questi pazienti della nostra regione e per le loro famiglie. Infatti la situazione è resa ancora più pesante se si considera che le infezioni da epatite B, C e HIV, sono condizioni patologiche altamente invalidanti e gravate da alti tassi di invalidità e di mortalità. Quindi, alla luce della vigente normativa e di quanto deciso dalla Corte Costituzionale, chiediamo ai vertici della sanità calabrese di tutelare questi nostri concittadini attraverso la verifica di questa criticità, finalizzata alla rimozione degli ostacoli che evidentemente si frappongono all’applicazione di una legge dello Stato.