Uccise ladro con un colpo alla schiena: per l'accusa fu eccesso colposo di legittima difesa
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LODI, 26 OTTOBRE - Un colpo di fucile nella schiena, sparato da distanza ravvicinata, dopo una violenta colluttazione. Petre Ung, un rumeno di 33 anni, venne ucciso così lo scorso 10 marzo mentre stava scappando da una trattoria di Casaletto Lodigiano, vicino a Milano, che aveva depredato con un paio di complici. A sparare quella notte fu Mario Cattaneo, il titolare della “Osteria degli Amis”, che dormiva al piano di sopra insieme alla sua famiglia e al nipotino. Il magistrato di Lodi che ha condotto le indagini, Laura Siani, ha chiuso l’inchiesta e derubricato l’ipotesi di reato da omicidio volontario a eccesso colposo di legittima difesa. [MORE]
La conferma arriva dal difensore di Cattaneo, l’avvocato Vincenzo Stochino, che si definisce “soddisfatto a metà” dal momento che si sarebbe aspettato un provvedimento di archiviazione. Gli accertamenti tecnico-balistici effettuati dagli investigatori del Ris di Parma - ha spiegato il legale - dimostrano che “il colpo di fucile è partito accidentalmente”, durante “una colluttazione” tra l’oste e il malvivente, quando Cattaneo “era praticamente già caduto a terra”.
Ulteriore conferma, secondo il difensore, arriva anche dalle tracce genetiche che gli esperti del Ris hanno tratto dall’arma: dna che non corrisponde a quello di Cattaneo, ma che invece appartiene a uno degli altri componenti della banda. Prima di scappare e far perdere le proprie tracce, uno dei ladri avrebbe dunque aggredito l’oste, nel tentativo di strappargli il fucile di mano. “È chiaro - sottolinea ancora l’avvocato Stochino - che nella colluttazione è partito un colpo”. Tutte argomentazioni che il legale di Cattaneo metterà nero su bianco in una memoria difensiva da depositare nei prossimi giorni, con la speranza di incassare una sentenza di proscioglimento già in fase di udienza preliminare.
Malgrado alcune contraddizioni emerse sin dal primo momento, dunque, il pm ha ritenuto credibile la versione del ristoratore, che ha sempre raccontato di essersi svegliato per il rumore dei ladri e di essere sceso nel suo locale, imbracciando il fucile da caccia regolarmente denunciato. L’uomo ha sempre sostenuto che non avrebbe voluto sparare e che uno dei ladri avrebbe preso l’arma per la canna, dalla quale sarebbe poi esploso il colpo che colpì alla schiena Petre Ung. “Ho soltanto difeso i miei famigliari. Spero che lo Stato capisca”, è la difesa di Cattaneo da quella notte del 10 marzo scorso.
Claudio Canzone
Fonte foto: quotidiano.net