Turchia: fermato dalla polizia il corrispondente del giornale tedesco Die Welt
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ISTANBUL, 17 FEBBRAIO – Ha provocato notevole scalpore la diffusione della notizia dell’arresto del corrispondente del giornale tedesco “Die Welt”, bloccato ad Istanbul dalla polizia turca. L’arresto risale a martedì scorso, a causa della pubblicazione, da parte del giornalista, di un articolo su un attacco informatico alle e-mail del ministro dell'energia turco.[MORE]
Secondo quanto riportato dalla stampa tedesca l'appartamento del giornalista pare sia stato sottoposto a perquisizione. Dalle dichiarazioni del legale del giornalista si apprende che al momento non sono ancora state formalizzate le accuse nei confronti del reporter, ma potrebbe essere accusato di far parte di un'organizzazione terroristica, reato attribuito a molti giornalisti dalle autorità turche. Secondo le regole in vigore, a causa dello stato d'emergenza attualmente in atto, il corrispondente potrà essere trattenuto fino a 14 giorni in stato di fermo dalla polizia, senza essere ascoltato da un giudice e senza una formalizzazione dei capi d’accusa.
L'articolo 120 della Costituzione turca, in vigore dal colpo di stato del 1980, consente lo stato di emergenza di caso di seria minaccia all'ordine costituzionale e disordini sociali diffusi, oltre che in caso di epidemie e disastri naturali. Tra gli interventi del governo finora adottati, grazie allo spazio di manovra consentito dallo stato di emergenza, spiccano quelli nei confronti dei media: la pubblicazione e la diffusione di notizie infondate costituisce un crimine per cui sono previste sanzioni amministrative e la detenzione in carcere da tre mesi ad un anno. Può subire una punizione “chiunque diffonda notizie false o esagerate con l'intento di creare panico tra la popolazione”. Una formulazione vaga che permette un notevole margine discrezionale.
immagine da zeitung.welt.de
Caterina Apicella