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TUNISI, 12 MARZO 2014 – Un gruppo di prostitute tunisine hanno chiesto di poter rientrare al loro lavoro, a seguito della chiusura del bordello nella città costiera di Sousse, attaccato dai salafiti e chiuso circa 18 mesi fa. Una delegazione si è presentata nella capitale, consegnando al presidente del parlamento Meherzia Laabidi una petizione firmata da 120 donne che ne richiedevano la riapertura. «Sappiamo che lo stato non può aiutarci finanziariamente, dal momento che il paese non è in ottime condizioni», ha riferito una delle donne in un'intervista telefonica con l'agenzia di stampa AFP, «è per questo che chiediamo la riapertura del bordello, per non trovarci costrette a chiedere l'elemosina. I salafiti hanno saccheggiato tutto e ci hanno costrette a vivere per strada».
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In Tunisia ci sono numerosi bordelli, e la prostituzione è regolata dal governo. Dopo le rivolte del 2011, alcuni manifestanti si sono scagliati contro i quartieri a luci rosse delle città, dando fuoco agli edifici e chiedendone la chiusura. Laabidi ha incontrato le donne e ha garantito che avrebbe trasmesso la loro richiesta alle amministrazioni interessate: «ho ascoltato le donne e ho scritto una lettera come deputato alla segreteria di stato e al ministero degli interni, per cercare di preservare la dignità di questi cittadini tunisini», ha detto.
Foto: aljazeera.com
Dino Buonaiuto