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WASHINGTON, 8 NOVEMBRE - La resa dei conti. L’ora della verità. Clinton-Trump giunge così al culmine con il voto odierno, dopo una campagna elettorale estenuante e velenosa. Una campagna densa di colpi bassi come raramente è accaduto nel dibattito politico americano, ma che rivela segnali ben precisi: in primis il grado di infelicità del popolo americano. [MORE]
Nonostante il vantaggio della candidata democratica, Trump era recentemente risalito nei sondaggi, avvicinandosi drasticamente a Hillary Clinton. L’ex segretario di Stato ha visto così dissipare nel corso delle ultime settimane un vantaggio relativamente tranquillo. Poi la recentissima chiusura dell’indagine Fbi nei suoi confronti ha rilanciato l’ex first lady, ma la partita resta del tutto aperta. In molti Stati si giocherà sul filo di lana.
Secondo RealClearPolitics, il distacco tra i due principali candidati sarebbe di soli tre punti. La competizione si giocherà principalmente in 15 stati, nei quali a regnare al momento è l’incertezza. Stati il cui divario andrebbe non oltre i 5 punti percentuali. Obiettivo è quello di ottenere la maggioranza dei Grandi Elettori, a quota 270: al momento Clinton ne avrebbe 203 sicuri, contro i 164 del tycoon.
In palio vi sarebbero dunque 171 Grandi Elettori. A Clinton basterebbe vincere in Florida e Pennsylvania: per Trump invece occorrerebbero una serie di successi che per certi versi si rileverebbero una sorpresa. Ma resta forse la gara della grande delusione, per un Paese sempre più spaccato ed in attesa del rispolvero di un sopito sogno americano. Agli elettori l’ardua sentenza, all’interno di una elezione (in)diretta, tipica del sistema americano, prima del Congresso di dicembre che eleggerà definitivamente il prossimo presidente degli Stati Uniti, il numero 45 della storia a stelle e strisce.
foto da: infooggi.it
Cosimo Cataleta
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