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ROMA, 28 GIUGNO 2011 – Il ministro del Tesoro Giulio Tremonti arriva al vertice di maggioranza di Palazzo Grazioli annunciando di avere in tasca una manovra “seria e responsabile”.
Smentisce le ipotesi di dimissioni e ai cronisti che lo aspettavano davanti a Palazzo Grazioli annuncia: “In tasca ho solo una manovra molto seria e responsabile che sarà oggetto di un dibattito molto serio e responsabile. E sarà una manovra nell'interesse dell'Italia e degli italiani".[MORE]
Il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, e il ministro dell'Economia, Giulio Tremonti, parteciperanno alle 13.30 al vertice di maggioranza convocato a Palazzo Grazioli per discutere le linee della manovra economica che sarà sottoposto all'esame del Consiglio dei ministri giovedì prossimo.
Fuori dal palazzo, il clima di tensione è palpabile.
Il leader della Lega Nord, Umberto Bossi, ai cronisti che gli domandano se il governo rischi sulla manovra, risponde “Sì”.
“Mi sembra semplicemente folle e irresponsabile il balletto, a cui stiamo assistendo in queste ore, tra le diverse 'anime' del Governo, relativamente ai conti pubblici. Sento continuamente ripetere che l'Italia non è la Grecia. Stiamo attenti. Non è ripetendo ritornelli rassicuranti che ci mettiamo al riparo da rischi fin troppo reali”. E' quanto si legge in una nota di Luca Cordero di Montezemolo.
“Lo abbiamo detto e lo ripetiamo: massimo supporto alla linea del rigore del Ministro dell'Economia, non esiste alternativa e non è tempo di rotture o dimissioni, richieste o ricercate”, afferma Montezemolo.
E sottolinea che “lo spazio per i giochi della politica e per le partite di potere personale si è esaurito, siamo sulla linea del Piave, gli impegni sul deficit vanno mantenuti presto e senza esitazioni”. “Vorrei ricordare a tutti, Ministro dell'Economia compreso, che fino a qualche mese fa la favola che eravamo usciti più forti del resto dell'Europa dalla crisi economica andava per la maggiore. Qui - prosegue Montezemolo - abbiamo bisogno di rigore nei conti e coraggio nell'indirizzare le poche risorse verso la crescita, ad incominciare dalle liberalizzazioni e dalla concorrenza totalmente ignorate dall'esecutivo a tutto vantaggio dei monopoli piccoli e grandi e delle aspirazioni neostatalistiche di una parte dei Ministri di questo Governo 'liberale'”.