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BOLOGNA, 22 MARZO - Incapacità o tradimento? E' questa la domanda che gira nella testa di molti italiani in questi giorni di angoscia e trepidazione dovuta a cio che sta avvenendo in Libia.
Una situazione, quella libica, molto complicata. Talmente complicata che è quasi impossibile prevedere quali saranno i futuri sviluppi. Non ci resta quindi che attendere e sperare che il tutto si risolva nel miglior modo possibile, in primis, per la popolazione libica.[MORE]
Ci sentiamo però in dovere di analizzare brevemente il Trattato di amicizia, parteneriato e cooperazione tra la
Repubblica Italiana e la Grande Giamariria Araba Libica Popolare Socialista firmato il 30 agosto 2008 a Bengasi da Silvio Berlusconi e Mu'ammar Gheddafi.
Il trattato,che è stato ratificato dall'Italia il 6 febbraio 2009 e dalla Libia il 2 marzo, comporta notevoli oneri finanziari a carico dell'Italia, e offre una cornice di partenariato tra i due paesi. Ma l'articolo su cui vorremmo soffermarci è il 4, che così recita:
- Non ingerenza negli affari interni
1. Le Parti si astengono da qualunque forma di ingerenza diretta o indiretta negli affari interni o esterni che rientrino nella giurisdizione dell'altra Parte, attenendosi allo spirito di buon vicinato.
2. Nel rispetto dei principi della legalità internazionale, l'Italia non userà, ne permetterà l'uso dei propri territori
in qualsiasi atto ostile contro la Libia e la Libia non userà, né permetterà, l'uso dei propri territori in qualsiasi
atto ostile contro l'Italia.
A questo punto ci sentiamo di stimolare una seria riflessione sulle scelte in materia di politica estera da parte di questo governo.
Un governo, che nella persona del Presidente Del Consiglio, ha evidenziato la stretta vicinanza a numerosi dittatori. Pensiamo a Ben Alì, a Mubarak, a Lukashenko.
Il caso Gheddafi e un caso che va anche oltre. Nel nome del popolo italiano Silvio Berlusconi ha firmato un trattato con il dittatore libico, che prevede, tra i suoi punti, che l'Italia "non userà, ne permetterà l'uso dei propri territori in qualsiasi atto ostile contro la Libia".
A questo punto la domanda sorge spontanea. Incapacità, o tradimento degli accordi con la Libia?
Inoltre, se si è dimesso il ministro degli esteri francesi, Michele Alliot-Marie, per il suo rapporto particolare con il dittatore tunisino Ben Alì, dovrebbe ugualmente dimettersi il nostro Presidente del Consiglio che ha definito amico personale il sanguinario Mu'ammar Gheddafi?
A cura di Simone Luca Reale - Redazione Emilia Romagna