Talebani: guerra per successione Mullah Omar, ucciso in Pakistan figlio Akub
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KABUL, 4 AGOSTO 2015 - La diffusione pochi giorni fa della notizia della morte del Mullah Omar, avvenuta due anni prima, ha dato via a una resa dei conti tra le fila dei talebani per la successione al potere. L'ultimo sviluppo è la notizia dell'uccisione in un agguato a Quetta in Pakistan giovedì scorso (il giorno dopo la notizia della morte) del figlio di Omar, Mullah Akub, tra i 21 ed i 22 anni, che puntava alla successione. Ma è giallo sulla sorte del ragazzo. Secondo il portale di notizie Khaama Press, Akub non sarebbe stato ucciso ma sarebbe in carcere per ordine del nuovo leader degli insorti, Mullah Mohammad Akhtar Mansour, dopo che il figlio del mullah Omar si era rifiutato di riconoscere la sua autorità di capo dell'Emirato islamico dell'Afghanistan. [MORE]
E infatti l'intera famiglia del mullah Omar si è rifiutata di giurare fedeltà al successore: "La nostra famiglia", ha fatto sapere Abdul Manan, fratello del mullah in un messaggio audio, "non ha preso posizione né ha dichiarato fedeltà ad alcuno" nel corso della guerra di successione che ha segnato la nomina di Mansour. "Noi vogliamo che a risolvere la questione siano gli ulema", ha aggiunto
Adesso potrebbe innescarsi un'escalation di violenze all'interno dei talebani. ToloNews, citando fonti della sicurezza afghana, riferisce che nelle ultime 24 ore si sono registrati almeno tre scontri tra le diverse anime dei talebani sempre a Quetta. Il più importante ha avuto come obiettivo un convoglio in cui era presente il numero due di Mansour, Maulvi Haibatullah Noorzai, nella provincia del Baluchistan.
L'annuncio della morte di Omar ha messo in evidenza la più grave crisi sulla leadership dei talebani. L'incertezza è massima: in un messaggio audio rilasciato la settimana scorsa il nuovo leader Akhtar Mansoor ha promesso di continuare la sanguinosa insurrezione contro il governo di Kabul finché non sarà istituita la legge islamica. La dichiarazione è in netto contrasto con le precedenti posizioni di Mansoor, più aperte al dialogo e a una soluzione diplomatica.
L'obiettivo dell'autoproclamato mullah era quello di ritrovare l'unità in un gruppo sempre più fratturato. Ma la scelta potrebbe rivelarsi problematica sia nei confronti delle autorità afghane, che finora avevano seduto con Mansoor al tavolo delle trattative in Pakistan, sia per i leader stranieri che avevano sperato, con la morte di Omar di un avere migliori prospettive di pace. Il tutto in un periodo in cui lo Stato Islamico continua a riscuotere sempre più consensi in Afghanistan.
Tiziano Rugi