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BRESCIA, 23 APRILE – La polizia di Kunjah, in Pakistan, ha fermato e interrogato il padre, il fratello e lo zio di Sana Cheema, giovane pakistana morta lo scorso 18 Aprile. Lo rivela l’Ambasciata italiana a Islamabad. Il caso è scoppiato in seguito alla denuncia di scomparsa di alcuni amici della giovane in Italia.
Non è ancora chiara la posizione dei familiari della giovane pakistana: si ritiene che la 25enne cresciuta a Brescia sia andata in Pakistan a riferire alla famiglia di non voler accettare il matrimonio combinato dal padre, ma che volesse sposare un italiano. In seguito alla denuncia sporta da alcuni amici, infatti, la polizia avrebbe riesumato la salma e svolto esami sul cadavere. Uno di loro ritiene infatti che “l’abbiano uccisa, poi hanno simulato un malore e sono riusciti a seppellirla prima che la polizia potesse intervenire. I nostri sospetti erano fondati». Tanto che, per il segretario nazionale della comunità pachistana in Italia, Raza Asif, «l’area dove è sepolta la giovane, nel villaggio di Mangowal, nella regione di Gujrat, si trova sotto sequestro». L’accusa è quindi di omicidio e sepoltura senza autorizzazione, in cui sarebbero coinvolti anche il medico che ha firmato il certificato di morte e l’autista che ha trasportato il cadavere. [MORE]
Sana Cheema è cresciuta a Brescia e lavorava in una scuola guida per stranieri. «Una ragazza vivace intellettualmente, ricordo che aveva contrasti con la famiglia», racconta un’insegnante del liceo De Andrè dove Sana si è diplomata. «Avevo convocato i genitori perché non volevano lasciarla andare in gita. Lei pensava all’occidentale, loro erano tradizionalisti». Le liti con il padre, che voleva che sposasse un pakistano che la costringesse a tornare in patria, erano sempre più frequenti, tanto che un anno fa Sana era stata portata anche in ospedale.
Federico De Simone
fonte immagine: bsnews.it