Strage di via D'Amelio, Riina: «Telecomando nel citofono. Fu un colpo di genio»
Cronaca Sicilia

Strage di via D'Amelio, Riina: «Telecomando nel citofono. Fu un colpo di genio»

mercoledì 12 marzo, 2014

PALERMO, 12 MARZO 2014 - Si apre un nuovo scenario all’interno dell’indagine sulla strage di via D’Amelio condotta dai pm di Caltanissetta. Dalle conversazioni intercettate dalla Dia, il boss Totò Riina avrebbe confidato al suo compagno di cella, Alberto Lorusso, che ad azionare il telecomando dell’ordigno, sistemato dentro una Fiat 126, fu lo stesso giudice Paolo Borsellino.

Il telecomando, infatti, sarebbe stato piazzato all’interno del citofono dell’abitazione della madre del giudice. «Fu un colpo di genio» avrebbe commentato il Capo dei Capi. La conversazione, che è ancora in fase di trascrizione, risalirebbe allo scorso agosto e, come detto, è adesso al vaglio del pool di magistrati coordinati dal procuratore di Caltanissetta, Sergio Lari.

Non è di certo la prima volta che Totò Riina si abbandona a commenti che elogiano le sue “gesta”, ma questa volta, al fine di ricostruire la verità, la rivelazione potrebbe risultare decisiva. Fino ad oggi, infatti, non si sono mai avute certezze su “chi” avrebbe azionato l’esplosivo. I pentiti ascoltati a tal proposito, Gaspare Spatuzza e Fabio Tranchina, non sono mai stati capaci di indicare qualcuno. Tuttavia, se Riina dicesse la verità, innescare un sistema simile avrebbe richiesto l’intervento di un esperto, di una persona di certo estranea ai ranghi di Cosa Nostra.[MORE]

Altro particolare sconcertante, e per altro accertato dai verbali, è la telefonata che quasi un’ora prima della tragica esplosione di via D’Amelio, dove persero la vita Paolo Borsellino e i suoi cinque agenti di scorta, Agostino Catalano, Emanuela Loi, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina e Claudio Traina, informava di quanto sarebbe accaduto da lì a poco: «Tra mezz’ora esploderà una bomba sotto di voi». «Della telefonata – si legge nel verbale – veniva informato il funzionario di turno alla squadra mobile, dottor Soluti». A margine dello stesso verbale, stilato dall’agente Giuseppina Candore, si legge l’annotazione: «Squadra mobile, sequestrare nastro». Peccato che oggi di questo famoso nastro si siano perse del tutto le tracce.

(Immagine da ilsole24ore.com)

Giovanni Maria Elia

 


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