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ISTANBUL – 2 GENNAIO. 39 morti - di cui 24 stranieri - e 69 feriti. Questo il bilancio dell’attacco terroristico di capodanno a Istanbul.
Nelle ultime ore, grazie ad una dichiarazione ufficiale del premier turco, Binali Yildirim, è emerso che l’attentatore ha agito nel noto nightclub Reina senza indossare il costume di Babbo Natale, come invece avevano sottolineato molti mezzi di comunicazione in base alle prime testimonianze. Lo stesso Yildirim ha confermato che l’esecutore, prima di fuggire, ha lasciato la pistola con la quale ha compiuto la strage.
Fortunatamente non ci sono state gravi conseguenze per i giovani italiani che si trovavano al Reina al momento dell’atto di violenza. Il gruppo di amici, in Turchia per motivi lavorativi, sarebbe composto da modenesi, bresciani e palermitani e sarebbe riuscito a salvarsi buttandosi a terra dopo i primi spari.
Dopo oltre 30 ore, l'Isis ha rivendicato l'attentato definendo, nella dichiarazione di rivendicazione, il giovane stragista come “un eroico soldato del califfato”, il quale avrebbe colpito "il più famoso nightclub dove i cristiani stavano celebrando la loro festa apostatica” in una Turchia considerata "serva dei crociati".
Le forze di intelligence turche avevano già evidenziato un legame tra lo Stato Islamico e l’attentatore, che dalle immagini delle videocamere di sorveglianza del locale sembra provenire dall’Asia centrale, da paesi quindi come Kirghizistan o Uzbekistan. Secondo alcuni media turchi, l'autore della strage potrebbe essere collegato alla stessa cellula islamista che aveva colpito l'aeroporto Ataturk lo scorso giugno, quando vennero uccise 47 persone.
È caccia all’uomo, dunque, in tutto il Paese, lungo il quale sono stati dispiegati migliaia di agenti di polizia. L’operazione sarà molto complessa dato che, a differenza degli eventi che hanno colpito il cuore dell’Europa nei giorni scorsi, non si conosce l’identità del giovane, del quale è noto solamente il volto immortalato dalle videocamere. Ciò che sembra certo, invece, è che egli parli arabo. Infatti, tutti i testimoni confermano che il killer abbia urlato ”Allah Akbar” cominciava ad esplodere colpi – tra i 120 e 180 complessivai – nel locale.
Il giorno successivo, nel pomeriggio, secondo i media locali un uomo armato avrebbe sparato davanti ad una moschea nel quartiere di Sariyer (Istanbul), ferendo almeno due persone. Non è ancora chiaro se i due episodi siano effettivamente connessi e, soprattutto, se al nightclub di Istanbul il giovane abbia agito in modo solitario o coadiuvato da altre persone.[MORE]
Carlo Giontella
Immagine da Corriere.it