Strage di Berlino: continua la caccia ad Anis Amri
Estero Lazio

Strage di Berlino: continua la caccia ad Anis Amri

giovedì 22 dicembre, 2016

BERLINO – 22 DICEMBRE. Ancora in fuga Anis Amri, tunisino 24enne e unico vero sospettato di essere il killer della strage del mercato di Natale a Berlino in cui, lunedì scorso, hanno perso la vita almeno 12 persone.

Oltre alla ricerca del latitante, le forze di polizia e i media tedeschi si stanno dedicando alla ricostruzione del passato del giovane tunisino, entrato in Europa attraverso Lampedusa e incarcerato per 4 anni in Sicilia, prima a Catania e poi a Palermo, perché aveva partecipato all'incendio del centro di accoglienza di Lampedusa. Secondo il fratello Abdelkader Amri, che è stato rintracciato e ascoltato da alcuni dei principali quotidiani tedeschi come la Bild-Zeitung, è proprio durante l’esperienza penitenziaria che Amri avrebbe cominciato a maturare una propensione violenta di matrice islamica. Ha affermato infatti che "si era forse radicalizzato nel carcere italiano dopo che aveva lasciato la Tunisia. […] Se sarà provato che era coinvolto, non farà più parte della nostra famiglia".
In seguito allo scarceramento, l’Italia ha provveduto ad emanare un provvedimento di espulsione, che però non ha sortito esiti positivi dato che le autorità tunisine non hanno realizzato la procedura di riconoscimento nei tempi previsti dalla legge. Questo lo avrebbe spinto, nel 2015, a dirigersi verso la Germania, dove poi ha risieduto fino all’atto di violenza dello scorso lunedì.

Durante la sua esperienza tedesca, secondo le ricostruzioni del Sueddeutsche Zeitung, Amri era stato bloccato dalla polizia, lo scorso 30 luglio, con un documento d'identità italiano falso a Friedrichshafen - cittadina al confine con la Svizzera - ed era stato rinchiuso per due giorni nel carcere di Ravensburg. Sarebbe stato rilasciato, tuttavia, solamente due giorni dopo. Risultava, in quel frangente, registrato in un centro per richiedenti asilo a Emmerich, nel Nord-Ovest della Germania. Tuttavia, sembra che il tunisino utilizzasse diversi normi falsi, almeno 12, per nascondere la sua vera identità.
Oltretutto, a confermare come il killer di Berlino non fosse un volto nuovo alle forze dell’ordine tedesche, vi è un ulteriore elemento emerso nelle ultime ore grazie ad una conferenza stampa del ministro dell'Interno del Land Ralf Jaeger. Il ragazzo infatti, era stato indagato perché si sospettava stesse organizzando ”un grave reato contro lo Stato".

Le forze di polizia, nel frattempo, hanno dispiegato le forze per quella che è, a tutti gli effetti, una caccia all’uomo, per la quale è anche stata prevista, dalle autorità tedesche, una taglia fino a 100.000 euro rivolta a chi riesca a fornire informazioni utili al ritrovamento del latitante, considerato "armato e pericoloso".

Questa mattina La Bild aveva scritto di conferme da parte del procuratore generale su quattro arresti a Dortmund, dopo la perquisizione di due appartamenti su incarico della stessa procura generale. A Dortmund, infatti, Amri era entrato in contatto con il salafita serbo-tedesco Boban S., incarcerato a novembre in un’azione di polizia rivolta nei confronti dei reclutatori della filiale Isis diretta da Abu Walaa. Tuttavia alle 12.00 un portavoce del procuratore federale ha affermato: “Questi arresti provvisori non hanno a che fare con la ricerca”, affievolendo le ipotesi di un filo diretto con la strage di Berlino.[MORE]


Carlo Giontella


Immagine da laprovinciadelsulcis.com

 


Autore
https://www.infooggi.it - Il Diritto Di Sapere

Entra nel nostro Canale Telegram!

Ricevi tutte le notizie in tempo reale direttamente sul tuo smartphone!

Esplora la categoria
Estero.