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ROMA, 11 GENNAIO 2012 - Nonostante il periodo di crisi e i continui tagli del governo italiano ad ogni tipo di spesa, quella che non viene mai diminuita è la spesa militare. È quanto emerge da uno studio dell’istituto di ricerche internazionali "Archivio Disarmo" e condotto da Luigi Barbato, in cui si mostra nel dettaglio la lista della ‘spesa’ militare italiana in tempi di magra.[MORE]
Secondo i dati, Nel 2007, il nostro Paese ha speso 20.194,7 milioni di euro per questo settore. Nel 2008 ben 21.132,4 milioni di euro: il picco del quinquennio. Poi la spesa è calata raggiungendo i 20.294,3 milioni di euro nel 2009, per tornare a salire negli ultimi due anni: 20.364,4 milioni nel 2010 e 20.556,9 milioni nel 2011, con un incremento in quest’ultimo anno rispetto al precedente dello 0,9%. A guardar bene i dati non sfugge una strana corrispondenza. Il picco della spesa avviene nel 2008, l’anno in cui si inizia a parlare con maggiore preoccupazione di “crisi”.
Quindi, all'aumentare della crisi aumenterebbero le spese legate alla sicurezza. “In un contesto di crisi economica – spiega Barbato -, i sacrifici richiesti ai cittadini, sia in termini di maggiore fiscalità che di tagli allo stato sociale, impongono una doverosa riflessione sulla sostenibilità economica dell’attuale modello di Difesa. Inoltre sarebbe opportuna anche una aperta discussione in sede politica della congruità di alcuni programmi di acquisizione di armamenti particolarmente costosi e di dubbia rispondenza anche al modello di Difesa attualmente in vigore”.
Ai 20 miliardi e mezzo di euro del 2011 vanno inoltre aggiunti, spiega Maurizio Simoncelli, vicepresidente dell’Archivio Disarmo, circa 3 miliardi di euro inscritti nei bilanci di altri ministeri per scopi militari. Ci si chiede se in questo periodo di difficoltà economiche, non sia possibile risparmiare su alcune risorse militari.
Il timore, spiega Barbato, è che “un Paese che trascura le spese sociali, la scuola, l'università, la ricerca e i beni culturali è un Paese volto irrimediabilmente al decadimento economico e sociale, pur avendo diverse missioni militari nel mondo, a volte anche con risultati discutibili”.
Marika Di Cristina