L'Italicum, il referendum, i sondaggi: il punto politico
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ROMA, 10 SETTEMBRE - Con il referendum costituzionale alle porte, cresce la fibrillazione in casa Pd. E’ di stamane l’intervista de “Il Corriere della Sera” ad uno dei leader della minoranza dem, Roberto Speranza. Diversi i temi toccati: su tutti il cavallo di battaglia per eccellenza della corrente bersaniana (e non solo), ovvero la modifica dell’Italicum in cambio dell’appoggio e del voto positivo alla riforma. [MORE]
Negli scorsi giorni, il premier Renzi aveva annunciato una possibile data del referendum, da tenersi tra il 15 novembre ed il 5 dicembre. Ed intanto la minoranza tuona: dalle posizioni più estremiste di D’Alema, pizzicato ieri dallo stesso Renzi, sino a quelle moderate ma comunque non meno incalzanti dell’ex capogruppo alla Camera.
«Renzi ha fatto qualche passo avanti, ora deve fare quello definitivo per evitare che il referendum spacchi il Paese. Deve aprire alle modifiche, ma sul serio. Domani sarò anche io a Catania e mi aspetto una svolta». Il leader della minoranza Pd si smarca tuttavia da D’Alema, non prevedendo un’alternativa al Pd ma all’interno della stesso. E rivendicando il diritto di poter votare No senza modifiche all’Italicum.
Speranza chiede così una svolta politica, un cambiamento che coinvolga tutto il Pd e prescinda da nomine particolarmente gradite alla minoranza (su tutte quella di Errani come commissario straordinario alla ricostruzione post-sisma). Una revisione radicale a vantaggio di una imprescindibile unità che funga da traino al tentativo di arginare le spinte populistiche di destra salviniana e grillismo.
Le difficoltà per Pd e governo Renzi sono peraltro testimoniate anche dai recenti sondaggi. Il sondaggio dell’atlante politico Demos per Repubblica di oggi, rivela l’incertezza dell’esito referendario. Il Sì prevarrebbe infatti di pochi punti, nonostante gli errori di personalizzazione ammessi dallo stesso premier. Come tuttavia riconosce Repubblica, emerge dal sondaggio la mancanza di veri leader propulsori in vista di una spinta per il No, che è caldeggiato principalmente dalle attuali opposizioni parlamentari e da una parte della minoranza Pd.
In casa 5S la situazione non è tanto più rosea. Le difficoltà a Roma, dovute non tanto ad una azione amministrativa negativa (impossibile da valutare nel giro di pochi mesi) quanto ad una difficoltà interna nella gestione delle “correnti interne”, hanno fatto scivolare, seppur di poco, il consenso degli elettori. Tuttavia il Pd e gli altri partiti sembrano non approfittarne: ad oggi la compagine a guida renziana farebbe registrare un 32% dei consensi, a fronte del 29% di M5S. C’è dunque un controsorpasso Pd ma al tempo stesso non c’è una crisi a cinque stelle, quanto meno sotto il profilo elettorale. Dubbi invece sulle capacità governative: qui qualcuno comincia già a storcere il naso.
Il quadro politico è completato dal malumore di gran parte di Forza Italia nei confronti dell’endorsement di Silvio Berlusconi a Stefano Parisi, la cui convention di settembre mira ad un nuovo soggetto politico che possa riunire i moderati, defilandosi dalla destra della Lega. Qui le difficoltà, oltre che politiche, si traducono (soprattutto) in termini di consenso. Lega compresa, come confermato dai sondaggi. Sondaggi che non sorridono ad una destra sempre più lontana da Pd e M5S, ormai proiettati verso un testa a testa alle nazionali del 2018. Referendum costituzionale permettendo.
foto da: affaritaliani.it
Cosimo Cataleta