Siria, l'annuncio di Trump: "gli Usa lasceranno presto la Siria"
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Siria, l'annuncio di Trump: "gli Usa lasceranno presto la Siria"

lunedì 2 aprile, 2018

WASHINGTON, 2 APRILE – “Lasceremo presto, molto presto la Siria. Saranno gli altri ad occuparsene”. Lo ha annunciato il Presidente degli Usa, Donald Trump, a margine di un incontro tenuto a Richfield, in Ohio, per promuovere il rafforzamento del piano infrastrutturale da 1.5 trilioni di dollari. [MORE]

Nel corso del suo intervento, Trump non si è sottratto alle vicende di politica estera, criticando l’impiego dei fondi americani nel Vicino e Medio Oriente e perorando la necessità di invertirne la rotta verso gli investimenti pubblici in politica economica interna. Menzionando la totale sconfitta dell’ISIS nel territorio syriano, il Presidente americano ha sostenuto il ritiro ufficiale dei 2mila militari statunitensi dislocati in Syria in coordinamento con le forze curde dell'Ypg e diverse sigle islamiste ribelli anti-governative.

Successivamente al discorso di Trump, il Dipartimento di Stato americano ha informato di non essere al corrente di un ritiro delle truppe americane dalla Siria, suffragando quanto dichiarato il 13 marzo dall'ex Segretario di Stato Rex Tillerson: "gli Usa manterranno una presenza militare in Siria, concentrata ad assicurare che lo Stato islamico non possa ritornare". Nei giorni precedenti, il Direttore del dipartimento operativo dello Stato maggiore russo, il Generale Sergey Rudskoy, aveva denunciato la presenza di addestratori militari statunitensi nei pressi di Al-Tanf, nel Sud della Syria: "siamo certi che nella zona di Al-Tanf gli istruttori americani hanno addestrato diversi gruppi ribelli per realizzare provocazioni con l'uso di armi chimiche". Sostanze chimiche - come riportato dall'Agenzia Sputnik - arrivate mediante convogli umanitari.

Pare che le dichiarazioni del Presidente Trump, relative al ritiro ufficiale delle truppe americane dalla Syria, abbiano una coincidenza temporale con le invettive lanciate dal Presidente turco Recep Tayyip Erdogan e col netto rifiuto di una mediazione francese. Dopo l'entrata ad Afrin, le attenzioni della mezzaluna di Ankara si sono spostate a Manbij, in pieno Kurdistan syriano, in cui attualmente operano i duemila militari americani. Il ritiro ufficiale degli Usa servirebbe, quindi, per scongiurare uno scontro a viso aperto con la Turchia, alleato Nato, dalla condotta piuttosto 'infiammabile'. Una smobilitazione in un'area calda e a rischio di esplosione avverrebbe però dietro ad una garanzia diplomatica e logistica di fiducia. E, molto probabilmente, questa porta il nome di Emmanuel Macron.

Cristian D'Aiello

Fonte foto: Flickr, creative commons


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