Siria, Kerry chiede una no-fly zone umanitaria: ''Gli aerei a terra''
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ALEPPO, 22 SETTEMBRE - Un nuovo tentativo di tregua si affaccia sulla Siria dopo il fallimento del regime di calma, faticosamente stabilito tra Mosca e Washington, che si sarebbe dovuto applicare dal 12 al 18 settembre. Il segretario di Stato americano, John Kerry, ha ammesso che ‘’finché tutti gli aerei non resteranno a terra, sarà impossibile arrivare a una vera tregua sul campo e dare via libera all’assistenza umanitaria’’: la proposta statunitense di creare una no-fly zone in alcune aree chiave della Siria arriva dopo una serie di errori, rimbalzi di colpa nonchè summit svolti segretamente e conclusi in un nulla di fatto. [MORE]
Il fallimento del primo tentativo sarebbe imputabile agli americani che sabato 17, quindi il giorno prima della prevista fine della tregua, avrebbero erroneamente attaccato un avamposto dell’esercito di Assad, favorendo i ribelli in quel momento in svantaggio e uccidendo 30 soldati. Il ministro degli esteri USA Lavrov ha preso atto dell’accaduto proponendo all’organismo di comando delle Nazioni Unite ‘’un’indagine seria e imparziale’’, riconoscendo il terribile incidente.
Dalla parte di Putin invece il passo falso arriva il 19 settembre, infatti durante la stessa ammissione di colpa dell’incidente provocato dai raid statunitensi Lavrov irritato chiede ‘’Ma qualcuno crede davvero che il convoglio di aiuti abbia preso fuoco da solo?’’, riferendosi al bombardamento, per il quale sono accusati i russi, che ha distrutto 31 camion della Mezzaluna rossa e delle Nazioni Unite.
La scorsa notte poi un summit privato di Kerry con i partners del G7 -fra cui Gentiloni- a margine dell’Assemblea delle Nazioni Unite tenutosi a New York, dal quale non sarebbe emersa una versa strategia se non la proposta diplomatica di Lavror di creare una no-fly zone.
La situazione di stallo ad Aleppo non sembra comunque avere le ore contate, la forse eccessiva cautela diplomatica statunitense potrebbe infatti incontrare una resistenza da parte della Russia, che, secondo Washington, avrebbe tutto l’interesse alla conquista di Aleppo da parte di Assad e al suo pieno controllo sulle coste. Intanto ad Aleppo più che i fedeli ad Assad, ribelli, russi o statunitensi, a perdere la vita sono civili e volontari come nell’ultimo raid su una clinica francese, durante il quale 4 cooperanti hanno perso la vita. Testimoni oculari avrebbero anche denunciato l'utilizzo di bombe al forsforo nei recenti bombardamente ad est di Aleppo.
Maria Azzarello
fonte immagine: internazionale.it