Si è arreso il testimone di giustizia Ignazio Cutrò: "La mafia ha vinto, lascio l'Italia"
Cronaca Sicilia

Si è arreso il testimone di giustizia Ignazio Cutrò: "La mafia ha vinto, lascio l'Italia"

venerdì 21 febbraio, 2014

 BIVONA (AGRIGENTO), 21 GENNAIO 2014 – Da imprenditore anti racket ad esiliato. È la triste vicenda dell'agrigentino Ignazio Cutrò, che dal 2008 vive sotto scorta e che ormai ha deciso di lasciare l'Italia. Si legge nella lettera indirizzata al Presidente della Commissione Centrale di Sicurezza On. Bubbico dallo stesso Cutrò e pubblicata in alcune testate locali:

“On. Bubbico,
Le scrivo per comunicarLe che oggi vince la mafia a Bivona, si è proprio così, sarò costretto a fare le valige ed andare via con la mia famiglia dalla mia terra. I miei figli sono stati costretti a lasciare gli studi, come Lei stesso mi ha detto davanti la mia famiglia a Roma, in occasione della conferenza stampa del 20 dicembre 2013, Suo padre ha fatto sacrifici per mantenerla negli studi, lavorava sodo, riprendendo le Sue stesse parole; ha aggiunto anche che, sempre Lei, con Suo figlio è stato diverso.
Io ho cercato di lavorare, ho cercato di mantenere la mia famiglia ma non ci sono riuscito dopo che ho denunciato. Tutto da quel momento mi è andato contro, economicamente parlando nemmeno le Istituzioni hanno impedito che io e la mia famiglia perdessimo tutto. Tutte le istanze presentate, compreso quello per il mantenimento dei miei figli per gli studi, negati. Forse c’era un disegno anche dello Stato di impedire di risollevarmi, come ha fatto la mafia d’altronde. A parte gli impegni personali del Dott. Cirillo e del Gen. Pascali, al momento nessuno ha cercato di fare qualcosa, nemmeno come loro che nel loro possibile hanno cercato di aiutarci. Pratiche di danneggiamenti e perdita economica dell’azienda che non si sa dove siano, pratiche rigettate e pratiche in sospeso. Solo pratiche, come la famiglia Cutrò.[MORE]
Si andremo via da questo Paese, ma la gente dovrà sapere, tutti i media informeranno la gente che vuole denunciare ed i cittadini tutti su cosa accade ad un Testimone di Giustizia e la propria famiglia. Sto attendendo dei contatti, perché ho messo in vendita la mia azienda, i miei mezzi che sono sfuggiti alle grinfie della mafia, vendo tutto e faccio le valigie, ma dirò l’ultima al mio Stato, quello formato dai cittadini: tutto quello che abbiamo passato e fin dove lo Stato delle Istituzioni ci ha portato a seguito delle mie denunce. A partire dalle telecamere inadeguate alle disfunzioni meno rilevanti, l’aver comunicato di essere in mancanza di reddito a causa di inattività dell’azienda e il non avere percepito alcun sussidio o contributo, tutto ciò che in anni abbiamo annotato e tenuto con cura, perché è giusto sapere ciò che accade in Italia.
Forse qualcuno potrebbe rispondere che non disponevate degli strumenti, ma sarebbe l’assurdo in assoluto perché interpellando il Governo potevate modificare le norme per facilitare l’integrazione dei Testimoni di Giustizia e dare loro la possibilità di vivere una vita normale, a quanto pare però, questa volontà non c’è, non c’è la volontà di passare ai fatti ma si vuole lasciare tutto alle chiacchiere: ecco i risultati.

Grazie di tutto, Cordiali Saluti

Ignazio Cutrò e famiglia"

“È con apprensione e sentita preoccupazione che leggiamo le dichiarazioni di Ignazio Cutrò , in cui dichiara di voler fuggire dal territorio per le difficoltà della sua condizione” – dichiara Francesco Giambrone, Presidente di Confartigianato Agrigento. Il comunicato diramato segnala una preoccupante situazione di silenzio che espone le istituzioni ad una accusa di immobilismo di cui lo stato non può macchiarsi. In una provincia già povera di lavoro, avara di iniziative e dura con i nostri imprenditori, è impensabile perdere un simbolo della lotta contro la Mafia come Ignazio Cutrò. Il prezzo sociale da pagare sarebbe troppo alto. Torna a ripetere Giambrone – “ è gravissima la situazione che leggiamo dell’imprenditore Cutrò, dopo l’ennesimo taglio della luce e del gas, rischiamo che gli si porti via anche la speranza. Ci appelliamo alle istituzioni che in maniera forte e celere diano risposte e soprattutto soluzioni”.


Michela Franzone


Autore
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