Se verrà demolito il Ristorante alla sorgente del Tevere, dovranno abbattere anche San Pietro
Cronaca Lazio

Se verrà demolito il Ristorante alla sorgente del Tevere, dovranno abbattere anche San Pietro

venerdì 11 gennaio, 2013

ROMA 11 GENNAIO 2013 - Il prossimo 16 gennaio, il Ristorante situato in prossimità della sorgente del fiume Tevere sparirà. Letta in tal modo, l’affermazione ci spingerebbe ad affermare: “Finalmente!”, consegnandoci l’immagine delle baracche abusive situate al centro di Roma, in prossimità del letto del fiume, nel punto in cui la portata di acqua è maggiore.

Invece, ci riferiamo al ridente fabbricato che, da quasi cento anni, sorge a pochi metri dalla sorgente del fiume, sul Monte Fumaiolo, in provincia di Forlì, dove il Tevere ha la portata di un rubinetto, l’aspetto di una fontanella a spruzzi alla quale si potrebbe persino attingere per bere.

Tale fabbricato è stato realizzato in maniera LECITA, sul presupposto di una concessione demaniale (Rep. N. 1416 del 23.05.1984), che ha permesso la realizzazione di una costruzione ottemperante a tutte le normative in materia di sicurezza.

Ebbene, nell’anno 2005, tale concessione non veniva rinnovata, comportando la cessazione dell’attività di ristorazione, che dava lavoro ad un’intera famiglia.

Seguivano anni di ricorsi alla Giustizia amministrativa e quella ordinaria che, tuttavia, non hanno avuto modo di entrare nel merito della vicenda, rigettando le ragioni del ricorrente, con la semplice rilevazione di vizi preliminari di improcedibilità.

Da questo deriva che, attualmente, senza che alcun Giudice abbia affrontato nel merito la questione, il prossimo 16 gennaio, i proprietari dovranno persino sostenere i costi della demolizione o, in alternativa, finanziare la demolizione d’ufficio con una spesa di €. 50.000,00.

Questo è quanto prevede l’ordine di demolizione della Regione Emilia Romagna n. 13455 del 18.11.2010.
Ci si chiederà: allora, per quale motivo il fabbricato deve essere demolito?
Perché in loco sussisterebbe un rischio di esondazione. 

Nulla di più ridicolo. In questi giorni ho letto la documentazione e non ho trovato alcuna motivazione tecnica a sostegno di tale tesi, dal momento che le relazioni hanno accertato che il rischio di esondazione non sussiste e che, ad ogni modo, si potrebbe risolvere il caso con un’opera di delocalizzazione della quale i proprietari del fabbricato, i Signori Ceredi, sarebbero pronti a farsi carico.

Quindi, per assurdo, a breve si potrebbe ipotizzare che anche la Regione Lazio emanerà un ordine di demolizione della Corte di Cassazione, di Castel Sant’Angelo, del Tribunale Civile di Roma o forse, anche della Basilica di San Pietro, atteso che tutte queste opere sorgono in
prossimità del Tevere e non alla fonte, bensì in prossimità della foce, dove la quantità di acqua che si raccoglie è immane.

E’ evidente il paradosso di tale vicenda e tutto sembra evidenziare che qualcuno, invece, abbia interesse ad ottenere concessioni demaniali finalizzate alla realizzazione di altre attività in prossimità della sorgente, ove la natura ci regala paesaggi suggestivi.[MORE]

Chiediamo con forza di far luce sulla vicenda e ci riserviamo, persino, di presentare una denuncia all’Autorità Giudiziaria, affinché vengano fuori i reali interessi sottesi alla vicenda.
Siamo vicini al Signor Ceredi e non abbiamo intenzione di lasciarlo solo.

Andrea Tropea – Segretario Nazionale Assotutela

(notizia segnalata da Ufficio Stampa Assotutela)


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