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...Gaetano e Giacinto sono due tipi che parlano niente
con un solo passaggio
uniscono milioni di... gente
ma in questo frastuono è rimasta un'idea
un eco nel vento, Facchetti e Scirea...
Sono i versi di una canzone composta a quattro mani da Gaetano Curreri, leader degli Stadio e Andrea Mingardi. Per noi appassionati della palla rotonda, basterebbe così, punto, tutto è gia' conoscenza e scrittura, si perché, per quei due nomi scritti li in cima, non c'e' bisogno di ulteriori spiegazioni. Era un caldo pomeriggio di fine estate, era domenica, si respirava tra noi bambini ancora l'euforia delle vacanze scolastiche anche se giunte quasi al termine, era il 3 settembre 1989. In un giorno, apparentemente come tanti, arrivò la notizia della morte di Gaetano Scirea. I fatti sono noti e ben impressi nella memoria. A causa di un terribile incidente automobilistico avvenuto in Polonia, nei pressi della città di Babsk, dove l'ex calciatore oramai allenatore in seconda, vice di Zoff nella Juventus, si era diretto per studiare gli avversari dei bianconeri il Gornik Zabrze, le due squadre infatti si sarebbero dovute affrontare nel successivo incontro di Coppa Uefa, Scirea perse la vita, aveva 36 anni. L'annuncio venne dato in diretta tv, durante la Domenica Sportiva da Sandro Ciotti, attimi di sgomento, Marco Tardelli, compagno di squadra per 10 anni proprio nella Juve e amico intimo di Scirea, ospite nella trasmissione televisiva, si sentì male, la sua reazione fu il monito che provarono milioni di italiani.
Questa è cronaca.
Oggi, 3 settembre 2019, + 30. In tutto questo lungo tempo di cose ne sono successe sul rettangolo verde, grandi vittorie, coppe alzate al cielo, rigori sbagliati, lacrime, campioni divenuti leggenda ed altri stroncati dagli eccessi, scommesse illecite ma Scirea qualcuno al suo posto, di sicuro l'avrebbe messo. Vorrei provare a raccontare, senza presunzione alcuna, a chi non ha vissuto di questo campione nel campo e fuori, chi era Gaetano Scirea. Era un calcio diverso, era un mondo diverso, lo stesso mondo che girava intorno allo sport era diverso, partite rigorosamente domenicali; interviste con tanto di visione dei goal, alle 18 nel 90° Minuto e...stop, insomma tutto era diversamente non sfarzoso e privo di quel superfluo, di cui oggi il football, spesso, è circondato. Arrivava Scirea ai microfoni dei giornalisti, dopo una partita, sempre discreto e silenzioso, anche se la Juve non era la tua squadra, stavi lì ad ascoltarlo perché le parole che uscivano dalla sua bocca, erano parole di un uomo dal grande rispetto, umile e maledettamente carismatico, ancora ricordo la sua figurina, l'unica della Juve e Cabrini si che era bello..tanto, attaccata nel mio diario prima di decidermi definitivamente verso altri colori. Da casa quel campione si viveva così. In campo non era da meno, con quel volto sempre concentrato e serioso incuteva timore, quando parlava sul terreno di gioco zittiva tutti, compagni e avversari.
Caro Gaetano, di tante parole belle per te il mondo ne è orgogliosamente pieno, le mie sono solo quelle di una bambina, oramai cresciuta, che ad ogni anniversario di quel pomeriggio di fine estate, rivive involontariamente ancora la stessa sensazione di perdita e sconforto. Grazie alla maturità che il tempo impartisce, quel triste ed ancora nitido ricordo, si è conservato e mutato in insegnamento, diventando l'esempio più ammirevole di un uomo normalissimo definito un'icona di integrità ed educazione.
I veri campioni non muoiono mai.
Laura Fantini
fonte immagine ilfoglio.it