Scandalo fondi UE, parenti assunti con i soldi di Strasburgo: Italia nel mirino
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STRASBURGO, 07 MARZO - In queste ora sta suscitando notevole scalpore l’inchiesta di Repubblica la quale rende noto le presunte truffe perpetrate da alcuni partiti politici italiani e stranieri a carico del parlamento europeo, in particolare si parla di un uso illecito e sistematico dei soldi europei.[MORE]
I collaboratori venivano assunti con i soldi di Strasburgo ma ottenevano impieghi in patria lavorando al servizio del partito. La truffa poteva avvenire in maniera sistemica, cioè organizzata a livello centrale oppure veniva perpetrata da singoli eurodeputati in maniera autonoma come nei casi italiani. Secondo quanto pubblicato, i deputati europei di Movimento 5 Stelle, Forza Italia, Lega ed ex Pd adottavano tale pratica. Tra gli eurodeputati finititi sotto osservazione dall'Olaf, Ufficio antifrode Ue, troviamo: Laura Comi, Forza Italia, per aver assunto la madre come assistente parlamentare, dovrà restituire 126mila euro; Agea, Movimento 5 Stelle, per aver assunto un imprenditore come assistente, ex Pd, dovrà rendere 83mila euro. Infine, un collaboratore del leghista Mario Borghezio, il viceministro Riccardo Nencini, ex europarlamentare al quale Strasburgo aveva richiesto la restituzione di 455mila euro ma a causa della prescrizione non ha dovuto pagare il suo debito con la Comunità Europea.
La truffa ai danni dell’Unione veniva però compiuta anche dai partiti di altri Stati, infatti, al centro dell’inchiesta troviamo partiti come il Front National di Marine Le Pen, dove gli assistenti pagati da Strasburgo ma al lavoro in Francia al seguito della candidata all’Eliseo che vorrebbe portare la Francia fuori dall’organizzazione Europa; il partito inglese Ukip (UK Independence Party) di Nigel Farage, che dovrà restituire circa un milione di euro al parlamento europeo per i contratti di numerosi assistenti, tra cui la moglie, che lavoravano per il partito pur essendo stipendiati da Strasburgo e per l’utilizzo improprio dei fondi Ue a sostegno della campagna del referendum dello scorso giugno sulla Brexit. Infine, viene menzionato anche il partito polacco Diritto e giustizia con a capo Jaroslaw Kaczynski.
I dati pubblicati sembrano mostrare un comportamento divenuto usuale per alcuni partiti, questo mina le basi dell’Unione, provoca gravi danni economici ed infine crea sfiducia nei cittadini europei, sofferenti di deficit democratico.
immagine da: ilpost.it
Caterina Apicella