Saviano da Fazio: "Marina Berlusconi non è un editore libero. La gente deve svegliarsi"
Entra nel nostro Canale Telegram!
Ricevi tutte le notizie in tempo reale direttamente sul tuo smartphone!
ROMA, 8 MARZO - E' un Saviano a tutto campo quello che ieri sera, ospite della trasmissione “Che tempo che fa” di Fabio Fazio, ha sbancato l'auditel del pre-serale su Rai Tre.
E sono a tutto campo anche le polemiche che oggi sono divampate sulle pagine dei quotidiani.
La pietra dello scandalo sono le dichiarazioni dello scrittore che non si è sottratto ad esprimere la propria opinione sugli ultimi avvenimenti, complice anche il feeling che lo lega al conduttore, Fabio Fazio, col quale ha condiviso – e condividerà ancora come hanno annunciato i due – l'esperienza del programma campione d'ascolti “Vieni via con me”.[MORE]
L'ospite d'onore della puntata ha infatti subito sparato alto, definendo la posizione di Berlusconi come quella di “un nonno triste”.
L'inchiesta sul caso Ruby, per lo scrittore, ha dipinto il quadro della società italiana. “Siamo di fronte ad un popolo ormai disposto allo scambio, all'estorsione, al racket” - ha tuonato Saviano.
Ma il clou della serata si raggiunge quando da Berlusconi padre si passa a Marina, la figlia.
Marina Berlusconi, presidente della Mondadori, viene bollata da Saviano come “una persona in difficoltà”.
Come gli altri dirigenti della casa editrice infatti, secondo lo scrittore, Marina Berlusconi, “pur essendo una persona seria”, è comunque “in palese difficoltà quando si tratta di discutere della politica di questo Governo e del padre in particolare”.
A chi gli consiglia di entrare in politica poi, Saviano risponde: “La vera rivoluzione è fare bene il proprio lavoro, rimanendo nei propri ranghi”.
Le polemiche sono divampate qualche ora dopo, con i quotidiani di centrodestra che si sono apertamente schierati contro la trasmissione di Fazio ed il suo ospite.
In particolare Il Giornale, seguito da Libero, si è lanciato nel consueto attacco all'uso politico della televisione, individuando in Saviano, Floris (altro ospite della serata) e Fazio gli avamposti di una sinistra che utilizza il mezzo pubblico come strumento di lotta politica.
Fa eco al quotidiano di Sallusti, l'interessata, Marina Berlusconi, che, in risposta alle accuse di Saviano, ha replicato: “Confonde la censura con la semplice critica”.
Chiude il trittico Libero, che individua nel comportamento di Saviano una strategia ben precisa. Ben conscio delle penali che dovrebbe pagare in caso di auto-licenziamento dalla Mondadori – casa editrice diventata ormai stretta – Saviano, secondo il quotidiano, starebbe tentando in tutti i modi di farsi cacciare ma di assicurarsi nel frattempo gli incassi dei libri venduti.
La risposta di Saviano non è ancora arrivata ma forse lo spunto più importante – e più impegnativo – che è possibile trarre dalla trasmissione di ieri è un altro.
Lasciando per un attimo da parte le poco credibili accuse di essere un capo-partito ma anche le accuse, un po' romantiche nei modi, dello stesso Saviano e di Fazio alla politica e alla persona di Berlusconi, forse è più importante soffermarsi su un dato più oggettivo.
Il passaggio di ieri sera di Saviano sulla “macchina del fango” si distingue per una lucidità di ragionamento che fa passare in secondo piano qualsiasi implicazione politica e discussione di sorta.
Il meccanismo per cui l'avversario politico si batte con la delegittimazione è stato spiegato in modo molto semplice dallo scrittore napoletano che ha affermato: “Stanno cercando di fare sembrare tutti uguali. Il dire 'tanto voi non siete meglio di noi' è lo strumento tangente della tattica del 'tutti colpevoli, tutti assolti'. Ed è proprio per questo che la gente deve svegliarsi e distinguere fra le inchieste giudiziarie, che accertano i fatti, e le campagne denigratorie che non sono altro che ammassi di fango senza prove né sostanza”
E' proprio questo il punto. Da un lato si accusa Rai Tre di essere la “roccaforte dei comunisti” e si appoggia la proposta dei “conduttori Rai a targhe alterne”. Dall'altro si cerca di far apparire agli occhi dell'opinione pubblica gli avversari politici per quello che sono tra le mura private e non per la politica che propongono.
E l'anomalia non sta nel fatto che tali proposte sono tutte riconducibili alla stessa persona, quanto invece nel fatto che, gli stessi sostenitori della “politica del fare”, del “giudicate il politico, non l'uomo” sono quelli che, con una foto rubata in chissà quale archivio, elaborano ogni giorno un soprannome diverso per i leader dello schieramento opposto, pensando di erodere consensi alla parte opposta con gli sberleffi da bar.
Vincenzo Nastasi