Sant'Orsola, Paziente muore per tubicino nell'addome. Aperta un'inchiesta
Cronaca Emilia Romagna

Sant'Orsola, Paziente muore per tubicino nell'addome. Aperta un'inchiesta

martedì 8 novembre, 2011

BOLOGNA, 8 NOVEMBRE - Una triste storia di malasanità quella del paziente Angelo Ciraci, morto per una peritonite causata da un tubicino di plastica, dimenticato nell’addome da un precedente intervento chirurgico, eseguito in una struttura ospedaliera italiana. Un calvario durato otto mesi quello di Angelo Ciraci, morto per un inaccettabile errore sanitario.

Durante un intervento chirurgico eseguito a Ottobre al Sant'Orsola di Bologna, i medici avevano trovato il tubicino dimenticato nell'addome del paziente. Ora il magistrato indaga per chiarire se la morte è stata causata dal tubicino dimenticato o se sono intervenute altre cause.[MORE]

LA STORIA  - Lo scorso anno Angelo Ciraci, sessantasette anni originario della provincia di Brindisi, fu trasportato all’ospedale di Camberlingo di Francavilla, dove lavorava prima di andare in pensione come autista di ambulanze. Ricoverato d’urgenza per forti dolori addominali, l’uomo è sottoposto a un intervento chirurgico, ma le sue condizioni continuano a peggiorare. Subisce un successivo intervento, questa volta al Fazzi di Lecce. Ma il riaggravarsi della situazione lo porta al Sant’Orsola di Bologna, dove trascorre una lunga degenza.

Al Sant’Orsola i medici diagnosticano al paziente una grave occlusione intestinale, non adeguatamente trattata da chi lo aveva assistito nelle precedenti degenze, avvenute in strutture pugliesi. L’ultima operazione per peritonite: i medici trovano nell’addome del paziente un tubicino di plastica. La presenza del corpo estraneo avrebbe causato la grave infiammazione, portando il paziente alla morte.

È stato lo stesso ospedale bolognese a comunicare agli inquirenti l’anomalia constatata nel corso dell’intervento chirurgico. Il pubblico ministero Lorenzo Gestri ha deciso di aprire un’inchiesta per far luce sulla tragica morte del paziente. S’ipotizza l’omicidio colposo a carico d’ignoti. Angelo Ciraci sarebbe morto per una peritonite da infiammazione forse dovuta a un corpo estraneo.

Il magistrato affiderà l'autopsia per chiarire se la morte di Angelo Ciraci è avvenuta a causa dell’inaccettabile dimenticanza oppure per altre cause. Le indagini dovranno quindi accertare il collegamento tra la morte dell'uomo e la presenza del tubicino di plastica nel suo addome, residuo di un intervento cui era stato in precedenza sottoposto.

Una triste storia di malasanità quella del paziente Angelo Ciraci, morto per una peritonite causata da un tubicino di plastica dimenticato nell’addome. Un triste fenomeno quello della malasanità in Italia, che sembra diffondersi a macchia d'olio.

MALASANITA' IN EUROPA - La Commissione parlamentare d’inchiesta sugli errori in campo sanitario ha avviato uno studio su tutto il territorio nazionale. I dati prodotti dalla ricerca sono inquietanti: si è appreso che le cause principali sono l’inadeguatezza professionale di medici e d’infermieri, ma anche una carenza dei servizi negli ospedali.

Lo studio dei dati presentati dalla Commissione, presieduta da Leoluca Orlando, copre il periodo da fine aprile 2009 al 30 settembre 2011. La ricerca ha analizzato gli ultimi due anni di attività delle aziende ospedaliere: è emerso che ogni due giorni in Italia viene scoperto un caso di malasanità.
Sono davvero tanti i pazienti che pagano ingiustamente gli effetti e le conseguenze della malasanità. Si muore per distrazioni e superficialità, errori nella lettura dei referti e scambi di medicinali. La stima dei casi di malasanità in Italia ha numeri impressionanti: 470 casi in Italia nel 2009, 223 si sono conclusi con il decesso del paziente.

La ricerca condotta ha individuato le regioni italiane dove sono registrati il maggior numero di casi di malasanità: Calabria (78) e Sicilia (66).
Altri casi sono stati rilevati nelle regioni del Lazio (51), segue la Puglia (32), la Campania (31), la Toscana (29), la Regione Lombardia (28), l’Emilia Romagna (24), il Veneto (23), la Liguria (20), la Valle D’Aosta (10), il Piemonte (9), l’Abruzzo (7).

Mentre quelle più virtuose sono l’Umbria, con quattro casi, le Marche (3), la Basilicata, il Friuli Venezia Giulia, il Molise e la Sardegna (2), un solo caso in Trentino Alto Adige.
Il triste record assoluto di deceduti per errore sanitario spetta alla Calabria con cinquanta casi. Un oceano di numeri tristi su cui riflettere e agire in fretta.

"Pratiche purtroppo diffuse di selvaggio spoil system (sistema dello spoglio) rischiano di indurre l’operatore a essere più preoccupato di non creare problemi al manager o al politico che procede alla nomina, piuttosto che provvedere, in condizioni di sicurezza per sé e per i pazienti, lo svolgimento della propria attività istituzionale”, dichiara Leoluca Orlando, Presidente della Commissione.

“Riteniamo, dunque – aggiunge Leoluca Orlando - che superare un certo clima di preoccupazioni e di paure diffuso tra i professionisti della sanità ed evitare esempi controproducenti di difesa corporativa siano condizioni indispensabili per un corretto funzionamento del sistema".

Numeri preoccupanti che fanno riflettere sulla mancanza di controlli e sulla poca efficienza di una parte del personale medico e infermieristico. Chi entra negli ospedali lo fa per essere curato, per ricevere soccorso e assistenza. Spesso invece, fra diagnosi errate e ritardi negli interventi, le condizioni si aggravano, e la guarigione purtroppo diventa un’utopia.

Il Presidente della Commissione Leoluca Orlando riscontra comunque delle positività: "A due anni dall’effettivo inizio della sua attività d’inchiesta possiamo tracciare un bilancio molto positivo degli effetti prodotti dalla Commissione. In primo luogo la nascita e la crescita della consapevolezza che la tutela della salute, prevista dall’articolo 32 della Costituzione, sia un diritto per i cittadini ma anche un dovere per gli operatori sanitari, da noi continuamente invitati a rivendicare l’esigenza di essere posti nelle migliori condizioni di operare".

Occorre fronteggiare questa piaga sociale e cercare di arginare il problema. L’obiettivo deve essere uno solo: migliorare il sistema sanitario per cercare di risolvere il problema della malasanità in Italia.

Sabrina Brandone


Autore
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