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ROMA, 21 GIUGNO - "Dal viaggio negli Stati Uniti ho portato una convinzione fortissima: all'Italia serve una riforma fiscale coraggiosa. E quindi, il mio dovere è farla". Lo dice, in un colloquio con il Corriere della sera, il vicepremier e ministro dell'Interno Matteo Salvini che avverte: "Se non me la dovessero far fare, io saluto e me ne vado".
Sui due miliardi che il governo vuole portare nella trattativa con Bruxelles, spiega: "Per il 2019, se è vero come è vero che lo Stato spende di meno ed incassa di più, possiamo utilizzare quella cifra per abbattere il debito, e va bene...", però, aggiunge, "basta gabbie sugli anni futuri, basta con lo strozzare la crescita possibile".
"Il problema - spiega quindi Salvini - è che non esiste un taglio delle tasse serio che possa richiedere meno di dieci miliardi. Ma poi, i liberali non vogliono il taglio delle tasse?". "Con il taglio delle tasse - insiste - si rianima l'economia e i soldi ritornano. Ma avete visto i dati Istat? Io ringrazio Blangiardo, il presidente dell'Istat, che giusto oggi rende chiaro quello che noi diciamo da un pezzo: la recessione è quella demografica, il blocco delle nascite è un dramma".
E dunque, "taglieremo le tasse a lavoratori e famiglie a prescindere dal parere di qualche burocrate. Il futuro, dei nostri figli e dell'Italia, viene prima dei vincoli decisi chissà dove". Infine anche una battuta su Alessandro Di Battista: "Il fatto che oggi sia qui al Viminale a lavorare è la migliore risposta ai chiacchieroni come lui, che va a spasso mentre noi siamo sul pezzo".