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MILANO, 11 OTTOBRE 2011 - L'avventura della Montecristo è finita nel milgiori dei modi, ma non solo per fortuna. Il mercantile italiano della compagnia D'Alesio era stato rapito ieri dai pirati somali al largo della costa, ed oggi è stato liberato in un bliz che ha permesso la cattura dei pirati, ora condotti a Gibuti. Fondamentale nelle operazioni, il comportamento dell'equipaggio che, barricato nella cittadella di sicurezza, ha disturbato i pirati.[MORE]
Nello D'Alesio, vicepresidente esecutivo del Gruppo D'Alesio, armatore della nav, racconta la dinamica dei fatti. Dal piccolo bunker che si trova nel locale timone, da dove è possibile sia dare una direzione al mercantile sia interagire con le bussole di bordo. «Non solo: le carte nautiche ormai non sono più cartacee, ma elettroniche - aggiunge D'Alesio - quindi se questi signori non erano in grado di leggerle e utilizzarle forse non sono riusciti a comandare la nave». Così l'equipaggio ha fatto sì che il Montecristo, dopo l'assalto dei pirati, si è diretto non verso la Somalia, ma verso le coste del sultanato dell'Oman, nelle cui acque c'è un intenso traffico di mercantili, ma anche molte navi militari delle forze alleate.
Spiega lo stesso D'Alesio che la strategica cittadella che ha permesso questa coraggiosa impresa garantisce «7 giorni di autonomia, viveri e in mezzo c'è la macchina del timone. Ci sono servizi igienici chimici, da bere e da mangiare. I nostri si sono chiusi dentro e hanno saldato la porta». Da lì l'equipaggio ha lanciato in mare una bottiglia con alcuni lumini galleggianti raccolta dai militari anglo-americani: all'interno il messaggio che spiegava che l'equipaggio era in salute nel piccolo bunker e che ha dato la possibilità ai soldati di intervenire. «Ho chiamato un amico, un mio agente, che parli con il comando americano per avere la bottiglia e metterla in sede come ricordo».
Caterina Gatti