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ROMA, 08 GIUGNO - Quasi 500mila italiani ogni anno tornano dai viaggi con un 'souvenir' poco gradito, un'infezione resistente. Lo indicano gli esperti del Gruppo Italiano per la Stewardship Antimicrobica (Gisa) in occasione del convegno Antimicrobial Stewardship Toscana, in programma a Pisa il 12 giugno, sottolineando che il rischio è particolarmente elevato negli under 30 che viaggiano più a lungo e, soprattutto, si spingono negli angoli più remoti del mondo, dove la probabilità di incontrare batteri resistenti è maggiore.
"I dati più recenti a disposizione indicano che circa il 25% dei viaggiatori di rientro da mete esotiche è colonizzato da germi resistenti agli antibiotici: succede soprattutto ai 20-30enni che viaggiano di più, più a lungo e spostandosi anche in zone disagevoli e in aree più a rischio di 'brutti incontri'", spiega Francesco Menichetti, presidente del Gisa e docente di Malattie infettive all'Università di Pisa.
"I batteri resistenti - prosegue - possono essere incontrati spesso durante vacanze in aree come Sudest Asiatico, Africa, Sudamerica e in tutte le nazioni a basso-medio reddito; al rientro costituiscono un rischio sia per il viaggiatore stesso sia per la sua comunità. Se si viene colonizzati da questi germi, infatti, si possono sviluppare malattie come infezioni urinarie o respiratorie, ma soprattutto si può essere un serbatoio di batteri per persone più fragili, come anziani o soggetti con patologie debilitanti".