Rischio sanzioni, Mosca in fuga dall'occidente
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Rischio sanzioni, Mosca in fuga dall'occidente

domenica 16 marzo, 2014

MOSCA, 16 MARZO 2014 - Il rischio di sanzioni economiche nei confronti della Russia è alto e sarà quasi sicuramente una certezza in seguito al referendum in Crimea che si sta tenendo oggi.

Sia il segretario di Stato americano, Kerry, sia i governi berlinese e londinese, hanno ripetutamente minacciato Mosca di apllicare pesanti sanzioni economiche per il “disastro politico e civile” perpetuato in Crimea.

Il provvedimento, caldeggiato da Obama e sostenuto dalla Merkel, contro la Russia che preoccupa di più gli oligarchi e le aziende di Mosca è legato alla minaccia di congelamento dei beni investiti nei paesi del G7.

Per questo motivo, come riporta il Financial Times, le due maggiori banche di stato russe, Sberbank e VTB, i colossi dell’energia come la Lukoil, hanno già attivato un piano di rientro in patria dei capitali, in modo da precedere le eventuali sanzioni.

La crisi tra Russia e Ucraina sta però già pesando le sue ripercussioni in termini economici: i dieci magnati russi, tra i quali Alisher Usmanov, produttore di ferro e presidente dalla Metalloinvest, hanno perduto 7 miliardi di dollari del loro patrimonio complessivo nei sette giorni che hanno preceduto il referendum.

Il solo annuncio di possibili sanzioni ha già provocato un terremoto economico nell’economia russa e nei mercati ad essa collegata. Le banche di investimento americano stanno vendendo quante più azioni possibili di titoli russi, cercando di farle fuori prima di eventuali sanzioni da parte degli organismi internazionali e della Casa Bianca. Le banche americane sono esposte nell’economia russa per più di 75 miliardi.

«Non c'è bisogno di imporre sanzioni per provocare un tracollo economico in Russia, è sufficiente l'aspettativa delle sanzioni» afferma Christopher Granville, direttore della società di analisi economica Trusted Sources.

Mentre gli uomini russi in armi avanzano sempre più verso l’Ucraina, gli uomini dell’economia rimpatriano per mettere a sicuro le loro fortune monetarie.

Il conflitto russo-ucraino si gioca quindi su più fronti: politico, con il voto di oggi in Crimea, bellico, per le azioni di invasione perpetuate dall’esercito russo ai danni delle popolazioni locali non russofone, ed anche economico, perché non c’è solo la grande finanza a giocarsi la partita.

La Russia continua ad avere un enorme arma di ricatto nei confronti dell’occidente: il gas. Il ricatto energetico di Putin sull’Europa si esemplifica con questi numeri: la Russia fornisce il 30% del gas naturale consumato in Europa. Di questo, la metà passe direttamente per l’Ucraina prima di arrivare alle tre pincipali economia europee: Regno Unito, Italia e soprattutto Germania.[MORE]

Sergio Sulmicelli
 

foto da: ilsole24ore.it


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