Riconoscimento facciale negli aeroporti: lo stop del Garante Privacy e le regole del GDPR
Riconoscimento facciale negli aeroporti: lo stop del Garante Privacy a Milano Linate e le regole del GDPR
Riconoscimento facciale e GDPR: cosa dice il Garante
Il Garante per la Privacy ha chiarito che il riconoscimento facciale negli aeroporti italiani è possibile, ma soltanto con soluzioni pienamente conformi al Regolamento europeo sulla protezione dei dati (GDPR). La tecnologia deve infatti garantire trasparenza, controllo dei dati biometrici da parte dei passeggeri e massima sicurezza.
Il caso specifico riguarda l’aeroporto di Milano Linate, dove il sistema “FaceBoarding” sviluppato da SEA – Società Esercizi Aeroportuali è stato sospeso perché giudicato non conforme al GDPR.
Il provvedimento del Garante Privacy
Con una decisione datata 11 settembre 2025, il Garante ha ordinato a SEA di sospendere il sistema di riconoscimento facciale, già testato nello scalo milanese. Nonostante i primi avvisi risalissero a dicembre 2024, la tecnologia è stata ritenuta incompatibile con i principi di privacy by design e privacy by default, in quanto prevedeva una archiviazione centralizzata dei dati biometrici senza che i passeggeri avessero il pieno controllo delle chiavi di cifratura.
Il provvedimento si inserisce nel solco del parere n.11 del Comitato europeo per la protezione dei dati (EDPB), pubblicato nel maggio 2024, che stabilisce criteri molto rigidi per l’uso dei dati biometrici in ambito aeroportuale.
La posizione di SEA
In un comunicato ufficiale, SEA ha sottolineato che l’obiettivo del “FaceBoarding” era quello di offrire un servizio innovativo, sicuro e volontario, destinato solo ai maggiorenni che avessero dato il proprio consenso esplicito. L’azienda ha ribadito la volontà di garantire ai passeggeri procedure più veloci e fluide, senza rinunciare alla protezione dei dati personali, e ha annunciato l’intenzione di individuare soluzioni alternative conformi alla normativa europea.
Come funziona il riconoscimento facciale in aeroporto
Il riconoscimento facciale permette ai viaggiatori di superare i controlli di sicurezza e accedere all’imbarco senza documenti cartacei, semplicemente tramite la propria identità biometrica.
I vantaggi principali sono:
- snellimento delle procedure di imbarco,
- maggiore sicurezza nei controlli,
- esperienza di viaggio più fluida.
Tuttavia, la criticità principale resta la gestione dei dati biometrici: se questi vengono conservati in banche dati centrali gestite da operatori aeroportuali, aumenta il rischio di violazioni e perdita di controllo da parte degli utenti.
GDPR e dati biometrici: i paletti normativi
Secondo il GDPR (articolo 9), i dati biometrici appartengono alle “categorie particolari” di dati personali, soggetti a protezioni rafforzate. Il trattamento è ammesso solo in presenza di consenso esplicito o di altre basi legali previste dalla normativa.
I principi fondamentali (art. 5) richiedono:
- liceità, correttezza e trasparenza,
- minimizzazione dei dati,
- integrità e riservatezza,
- conservazione solo per il tempo strettamente necessario.
Il Comitato europeo (EDPB) ha inoltre chiarito che i modelli conformi sono soltanto quelli che:
- conservano il dato sul dispositivo personale del passeggero,
- oppure lo archiviano in una banca dati cifrata con chiavi gestite esclusivamente dall’utente.
Futuro del face boarding in Italia
Il riconoscimento facciale negli aeroporti italiani non è vietato, ma potrà svilupparsi solo adottando tecnologie rispettose della normativa europea. Oltre al consenso informato, saranno obbligatorie:
- valutazioni d’impatto (DPIA) sui dati biometrici,
- misure di sicurezza avanzate,
- totale trasparenza verso i viaggiatori,
- piena accountability dei gestori aeroportuali.
Il messaggio del Garante è chiaro: il futuro del face boarding dipende dall’equilibrio tra innovazione tecnologica ed effettiva tutela dei diritti fondamentali.
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