Renzi al Lingotto: cominciata ufficialmente la campagna dell'ex premier
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TORINO, 10 MARZO - L’ex premier Matteo Renzi ha parlato al Lingotto di Torino, aprendo ufficialmente la campagna elettorale in vista delle primarie, che si terranno il 30 aprile per decretare la nuova leadership del Pd. Dopo la presentazione di ieri a Roma del programma di Michele Emiliano, ecco il rientro in campo dell’ex segretario dopo le dimissioni delle scorse settimane, che non sono bastate ad evitare la scissione del partito.[MORE]
Queste alcune delle parole di Renzi, che ha aperto il proprio discorso con un richiamo al 2007, quando sempre dal Lingotto Walter Veltroni lanciò il futuro del Pd: «Qui Veltroni, cui va il nostro saluto, volle il primo atto del nuovo Pd ma noi non siamo il luogo della nostalgia, non pensiamo che il collante possa essere la nostalgia. Siamo qui per rivendicare il domani, c’è una differenza tra essere eredi ed essere reduci».
La distinzione tra eredi e reduci è stato il filo conduttore della prima parte del discorso dell’ex premier, rivendicando il futuro del partito. E rilancia i propri obiettivi: «Vogliamo ricostruire un orizzonte di speranza concreto, sennò il futuro appartiene solo a chi dice no» - ha precisato.
Poi, un pensiero sul proprio governo uscente: «Rivendico all’azione del governo di questi anni il tentativo di restituire il primato alla politica». L’attività governativa ha incontrato come principale opposizione il Movimento 5 Stelle, su cui Renzi si è espresso, citando il problema del populismo e della tecnocrazia, legata ad una Europa che ha bisogno di «democrazia e non di burocrazia».
Su questo l’ex premier è categorico: «La crisi del 2008 ha portato un cambiamento totale dello schema di gioco e questa nuova diseguaglianza chiama la politica ad un sentimento nuovo. Noi siamo quelli che rifiutano l’antipolitica, ma non ci possiamo lamentare del grillino di turno perché antipolitica è il populista ma anche il tecnocrate che fa quello che gli pare».
Un pensiero, che forse archivia la questione, va anche al tema scissione, che ha portato una parte della minoranza ad abbandonare il Pd: «La politica deve essere capace di indicare una direzione, non dividersi tra correnti. La sfida non è il quotidiano nauseante ping pong di queste settimane che ha stancato anche gli addetti ai lavori e non ha senso». E sarà proprio quella direzione, quel tentativo di dare al Paese una visione ed una concreta opportunità politica a decidere secondo Renzi il futuro del Pd.
Confermato invece l’appoggio al governo Gentiloni: «Ieri è stato approvato il reddito di inclusione e la Camera ha approvato dopo qualche mese la prima forma di organizzazione del lavoro autonomo». Ed ancora, l’accordo Eni in Mozambico, oltre al centro sportivo di Amatrice con 20 alunni, di cui 6 fuori Regione. Elemento che induce Renzi ad essere «convintamente dalla parte di Gentiloni».
Il discorso dell’ex premier è durato circa un’ora ed ha toccato il tema europeo oltre che le difficoltà del mondo del lavoro e la necessità che il Pd si faccia carico delle sfide del futuro. «Credo che l’Italia deve impegnarsi per l’elezione diretta del presidente della Commissione. Non può esistere un rapporto politico slegato dal consenso».
L’ex premier ha anche ringraziato la sindaca di Torino per l’ospitalità, nonostante le diverse visioni politiche e le dichiarazioni della sindaca nei suoi confronti, che avevano invitato Renzi a visitare le zone disagiate del capoluogo piemontese. Renzi ha voluto così spegnere le polemiche «augurando buon lavoro per una questione di stile istituzionale».
Il motto è quello di ripartire dopo la sconfitta referendaria. Tuttavia, precisa: «Non siamo qui per ripartire, perché non ci siamo mai fermati. Siamo qui per dialogare, dividerci se serve».
Chiusura con cinque proposte sul lavoro, in un’ottica che deve rilanciare l’Italia e risollevarla dalle difficoltà e dall’ancora alto tasso di disoccupazione. Senza tuttavia divenire «il Paese dell’assistenzialismo», con chiaro riferimento alla visione politica e alle proposte degli avversari del Movimento.
Renzi ha poi concluso citando Orwell ed augurando buon lavoro a tutta la squadra che guiderà la sua nuova sfida: «Il patriottismo non ha niente a che fare con il conservatorismo. Anzi, è esattamente il contrario. E’ un ponte tra il passato ed il futuro ed è per questo che patriottismo e sinistra dovranno tornare insieme». Un invito a riportare la sinistra in auge, considerate le divisioni e le diverse fazioni in campo che attualmente lo dividono.
foto da: infooggi.it
Cosimo Cataleta